Giugno: orto sotto la pioggia

giugno: fioritura della rovejaLa pioggia che ha caratterizzato il mese di maggio, continua anche in questo inizio di giugno. Più che primavera sembra autunno e tutte le coltivazioni ne risentono, tranne le “erbacce” che crescono rigogliose!

Non c’è giorno che la pioggia non si manifesti, tutti i pomeriggi arriva puntuale da circa un mese. A volte leggera ma spesso in forma di temporale accompagnata da forte vento, e questo ha portato diversi problemi nell’orto, nel frutteto e purtroppo anche nell’area grano.
Per non parlare del fatto che, con questo clima, non si riesce a decespugliare, a fare i trattamenti con olio di Neem e tutti i lavori di manutenzione in programma.

Nell’orto

Abbiamo già detto il mese scorso che molte piantine sono morte subito dopo il trapianto per le pioggie incessanti. Quelle che hanno resistito hanno comunque una crescita rallentata, le ore di sole sono poche, la notte la temperatura è bassa e l’umidità qui in valle è altissima.

Più che giugno sembra novembre e nell’orto lo spettacolo è desolante.
L’erba spontanea cresce a dismisura e invade le file di coltivazione nonostante quest’anno fossimo riusciti a fare una pacciamatura bella alta. Di questa situazione “giungla” si avvantaggiano solo le lumache che divorano tutto, anzi solo le piante dell’orto perché le “erbacce” non le toccano!

fagiolino superstiteIl problema lumache e limacce è molto serio.
Ad esempio, tutti i fagiolini che avevamo seminato sono stati divorati, pure i peperoni e le zucche sono state attaccate pesantemente ed alcune piante non ce l’hanno fatta.

Certi giorni siamo proprio sconfortati, sembra di combattere una battaglia impari.
Non riusciumo a sfalciare perché è sempre tutto bagnato, non possiamo estirpare la vegetazione spontanea sulle file di coltivazione perché vengono via zolle intere e non riusciamo a fare altri trapianti per via della terra intrisa d’acqua.

Siamo preoccupati anche che le piante di pomodori siano già malate di peronospora, ancora non è visibile ma con questa umidità e questa nebbia mattutina…
Purtroppo è impossibile fare dei trattamenti, con olio di Neem o poltiglia bordolese, visto che piove tutti i giorni.

Nell’aiuola nuova, ex bancali sinergici, la vegetazione spontanea è più scarsa per via della recente lavorazione del terreno ma abbiamo un tappeto di bieta che è rinata subito, proprio grazie alla pioggia quotidiana, e la stessa abbondanza di lumache.

In effetti l’unico vantaggio, si fa per dire, è che con questo clima non dobbiamo irrigare!

Fuori dall’orto

Legumi

Nell’area legumi la situazione è un po’ diversa. Anche qui la vegetazione spontanea cresce rigogliosa ma i piselli sono nati e stanno crescendo. Dopo tanto tempo riusciremo ad avere di nuovo un raccolto di questi legumi.

rovejaCon nostra sorpresa abbiamo anche la roveja. Credevamo che fossero nate le cicerchie invece sono i piselli selvatici che ora sono alti e pieni di fiori. Le cicerchie quindi non sono germogliate, pur se simili ai ceci che qui vengono bene.

Le piante di ceci per ora sono rigogliose anche se servirebbe un po’ più di sole per farle entrare in produzione. Di solito cominciamo a raccogliere i baccelli a fine giugno ma forse quest’anno sarà diverso.

Di fagioli del purgatorio sono nate poche piante, le temperature sono troppo basse, e qualcuna è già stata divorata dalle lumache.

La produzione di fave è stata enorme, più di 40 chili, ma anche loro hanno sofferto questo clima piovoso.
Dopo le prime raccolte di inizio maggio, i baccelli sulle piante hanno cominciato a diventare marroni, molli e hanno iniziato a marcire. Un peccato perché le piante portano ancora molti baccelli che avrebbero potuto maturare.

Anche conservare i semi per il prossimo anno è stato un problema: le fave sbaccellate marcivano invece che seccarsi. La percentuale di umidità non favoriva l’essicazione e, nonostante le avessimo ben distribuite su vassoi, ne abbiamo buttate via molte perché ammuffite.

Gilda delle tre sorelle

Anche i fagioli seminati nella piccola gilda non sono nati o sono morti, come pure le zucche Butternut e i girasoli.
Quest’anno quindi non avremo una gilda ma solo il mais rosso, che sta crescendo molto rigoglioso.

Abbiamo trapianto la zucca spinosa, cayote, che gentilmente ci hanno ridato dopo che la prima è morta in vaso. L’abbiamo messa a dimora praticamente nel fango, vedremo se e come crescerà.

Grano

A fine giugno si dovrebbe mietere ma al grano serve il sole per maturare bene.

grano duro allettatoIl grano tenero, Pandas, non è ancora pronto ma le spighe sono già di un bel colore giallo.
Il grano duro quest’anno cresceva davvero bene ed era molto alto ma è bastato un pomeriggio di pioggia e di vento che si è allettato.

È la prima volta che ci capita e non sappiamo cosa fare. Speriamo che le spighe distese al suolo non marciscano, proveremo a rialzarlo passando una corda tutt’intorno all’aiuola ma senza troppe aspettative.
Questo “disastro” ci ha fatto comunque riflettere sul perchè l’uomo ha selezionato/creato grani sempre più bassi abbandonando la coltivazione dei grani antichi, solitamente più alti: non si può perdere il raccolto in un giorno!

Nel frutteto

La tanta pioggia di maggio ha fatto cadere molti frutti in formazione per cui ora gli alberi ne portano pochissimi. Pesco e albicocco avranno si e no tre frutti a testa.

Per il ciliegio, carico di frutti, la situazione è anche peggio. Tutte le ciliegie sono marcite, nonostante i trattamenti invernali la monilia ha proliferato. Una vera delusione, non abbiamo raccolto niente.

I fichi sembrano non soffrire questo clima piovoso, anzi il fico dai frutti verdi porta molti fioroni, e il melograno è davvero rigoglioso e pieno di fiori.

Riflessioni di giugno

Un mese di maggio (e forse anche di giugno) così piovoso avrà serie conseguenze un po’ per tutti. In primis meno produzione per cui prezzi del cibo sempre più alti.

Per chi si dedica all’agricoltura, una stagione così spinge a fare diverse considerazioni.
Se si coltiva per un’autosufficienza alimentare è ormai obbligatorio diversificare al massimo le coltivazioni per essere sicuri di raccogliere comunque qualcosa. Ne abbiamo già parlato in un post dedicato.

Per chi, invece, coltiva per vendere, la faccenda è più complessa perché tanta diversificazione vuol dire anche poco di tutto. Ma il mercato richiede grandi quantità di prodotto, e solo di specifici ortaggi.

Comunque, prima di arrendersi all’idea che possa esistere solo un’agricoltura industriale o solo una coltivazione in serra (o senza terra), dovremmo riconsiderare le nostre scelte.
Noi piccoli coltivatori dovremmo chiederci se non sia meglio abbandonare l’idea di coltivare piante F1, ibridate in laboratorio e non per evoluzione genetica naturale, e dedicarci ad una nostra banca dei semi.

E, se già si coltiva partendo dai semi, forse è tempo di rinunciare all’idea di preservare delle specifiche varietà e preferire che le piante si ibridino naturalmente in modo che abbiano un patrimonio genetico più vario e, di conseguenza, un miglior adattamento all’ambiente.

Forse dovremmo anche rivalutare le erbe spontanee commestibili e tornare a consumarne di più visto che risentono molto meno delle condizioni climatiche.

Dobbiamo fare i conti con il fatto che il clima non è sotto il nostro controllo. O forse si?

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