La semina del sovescio è una pratica utilizzata per rigenerare il terreno, specialmente in agricoltura biologica. Solitamente si seminano piante leguminose che si sfalciano alla fioritura e che si incorporano nel terreno con operazioni di aratura, ripuntatura o vangatura.
Ma nell’Agricoltura Naturale la pratica del sovescio è un po’ diversa.
Il sovescio in agricoltura biologica utilizza leguminose per apportare azoto nella terra, mentre nell’agricoltura convenzionale, di solito, le leguminose si seminano come coltura di rotazione e non si fa un sovescio.
L’uso di leguminose è, in entrambi i casi, un modo di mantenere e/o ripristinare la fertilità del suolo.
Il problema di base è che, da diversi decenni, i terreni sono molto sfruttati e hanno poca sostanza organica. Si stima che in Italia la quota media di sostanza organica presente nel suolo sia compresa tra l’1,2 e l’ 1,7%.
Un terreno risvegliato con pratiche di Agricoltura Naturale, può raggiungere anche il 25% di sostanza organica. Comunque, quando un terreno ha un 5% di sostanza organica si può già considerare fertile, e un 3% è già in grado di tenere a bada la gramigna.
Il sovescio in AN
Se il principio base dell’agricoltura naturale è che la terra non si rivolta mai, va da se che la pratica del sovescio non può essere quella usata nel biologico: le piante da sovescio non si interrano, una volta sfalciate si lasciano sopra il terreno.
Inoltre il sovescio viene sfalciato solo dopo la maturazione, cioè quando le piante hanno prodotto i semi, sono diventate gialle e sono in procinto di seccarsi.
Le piante da sovescio sono usate per rigenerare il terreno anche in AN, ma sfruttando la capacità delle loro radici di scendere in profondità, il che migliora la stuttura del suolo, e usando lo sfalcio a copertura del suolo che degradandosi diventa sostanza organica.
In aggiunta, non si seminano solo leguminose ma diverse famiglie di piante, il che favorisce la biodiversità, creando così un equilibrio naturale, sopra e sotto la terra.
Obiettivo del sovescio
Lo scopo del sovescio è dunque la rigenerazione del suolo, ottenuta senza lavorazioni del terreno e senza uso di fertilizzanti.
L’obiettivo è diversificare la vegetazione spontanea e sostituire, pian piano, la gramigna con una varietà di piante utili alla struttura e alla fertilità del suolo. Ovviamente ci vuole del tempo, seminare il sovescio una sola volta non porterà molti benefici, ma dopo tre anni di sovesci, le “erbacce” sul campo saranno costituite da piante da sovescio e i miglioramenti del terreno saranno tangibili.
In Agricoltura Naturale si effettua il sovescio anche per avere materiale per pacciamare, dato che il terreno non deve mai essere nudo.
In poche parole, seminando il sovescio ci si procura il materiale pacciamante già “in sede“, la pacciamatura è lo sfalcio lasciato sul campo che, una volta degradato, fornirà molta sostanza organica.
(Prossimamente un post dedicato alla pratica della pacciamatura)
Tempistiche
La semina del sovescio principale si fa tra la fine di ottobre e primi di novembre, in modo che i semi possano beneficiare del clima poco soleggiato, dell’umidà e delle pioggie per germogliare e crescere facilmente.
Purtroppo le brassicacee, previste nel “mix sovescio”, non resistono bene al freddo del Nord e Centro Italia, per cui servirà un altro sovescio alla fine della stagione invernale. (vedi post il nostro primo sovescio)
Al Sud il sovescio si semina fino alla fine di novembre e, non avendo il problema di inverni molto rigidi, il mix può comprendere anche le brassicacee, quindi un solo sovescio all’anno.
Quali semi
Il sovescio in AN comprende 3 famiglie di piante: leguminose, graminacee e brassicacee, e di ogni famiglia sarebbe meglio averne più varietà.
Come leguminose si possono seminare favino, veccia, vari tipi di trifoglio e lupino. Per le graminacee frumento, orzo, segale, farro e anche loietto, e come brassicacee sono indicate senape, daikon, rafano, colza e barbabietole da foraggio.
Recentemente la RAN (Rete di Agricoltura Naturale) ha promosso un acquisto collettivo di sementi per il sovescio e sul loro sito potete trovare la registrazione di una diretta zoom riguardo a questa pratica.
I mix che si potevano acquistare erano due:
una miscela per il Centro-Nord composta da tricale, loietto, senape bianca, rafano, e facelia;
e una miscela per il Sud con veccia comune, loietto e 3 tipi di trifoglio.
A questi mix bisognava aggiungere, ognun per se, il favino.
Altre possibilità
Durante il laboratorio che ho seguito, Kutluhan aveva suggerito di usare semi da mangime. Il becchime per polli, ad esempio, ha il vantaggio è che è già un miscuglio, ha un costo ridotto e dovrebbere essere meno trattato perché per uso alimentare.
Nel becchime ci sono tanti semi diversi (frumento, mais, favino, piselli, semi lino, di girasole, ecc) ma molti sono spezzati e quindi non germoglieranno. Per questo meglio abbondare nella quantità al momento della semina.
In ogni realtà agricola, poi, non dovrebbe mancare mai l’erba medica, anzi, dovrebbe rappresentare il 40-50% della vegetazione spontanea. Si può includere nel sovescio di fine inverno (quello di marzo) ma non nel sovescio autunnale. L’erba medica, infatti, si semina solo a marzo e a fine agosto.
Costi
Per quanto il becchime e il favino abbiano un prezzo basso, i costi lievitano se consideriamo la quantità di semi che dovremo comprare per fare un buon sovescio.
Bisogna calcolare circa 300 chili di semi per ettaro, il che significa che con un chilo di semi copriremo solo 33 mq.
La quantità necessaria è determinata anche dal fatto che la semina del sovescio è una semina su sodo, sopra il terreno. La terra non si rivolta mai, neanche per effettuare le semine.
Questa indicazione di quantità vale i primi sovesci, gli anni successivi avremo bisogno di quantità minori perché le piante da sovescio, lasciate andare a seme, in parte si riseminano da sole.
Ma torniamo ai costi.
Il prezzo del becchime è circa di 10 euro per 25 chili, quindi circa 50 centesimi al chilo, e anche quello del favino è simile.
Benché all’ingrosso dovrebbe costare a intorno a 3 euro al chilo, comprandola al dettaglio noi non abbiamo trovato un prezzo così basso. Minimo 8/9 euro, per arrivare anche al doppio se si tratta di semente biologica!
Prima della semina del sovescio
L’AN è conosciuta anche come agricoltura del non fare, ma in realtà di lavoro da fare, specie all’inizio, ce n’è parecchio.
L’area in cui si effettua il sovescio ovviamente non va arata ma va comunque preparata.
Quindi sfalcio, forca-vanga e concimazione prima di poter seminare.
Per cominciare è meglio sfalciare la vegetazione esistente. Poi si passa con la forca-vanga, nel caso di una piccola superficie, o con il ripper a dischi, che tagliano il suolo, nel caso di grandi estensioni, infine si concima.
Queste operazioni non sono obbligatorie, noi ad esempio abbiamo solo sfalciato, ma sono vivamente consigliate perché velocizzano i tempi di rigenerazione.
Benché l’AN non preveda l’uso di fertilizzanti e concimi, all’inizio del processo di rigenerazione serve un po’ di sostanza organica per favorire la semina su sodo e la crescita delle piante. Quindi come concime si può usare letame maturo, vermicompost, compost, biochart, ecc., insomma quello che si ha a disposizione in proprio o che si reperisce facilmente in zona.
Fukuoka stesso usava spargere un po’ di pollina delle sue galline sopra i campi ma, considerando che non aveva un allevamento intensivo di polli, credo ne usasse ben poca.
Semina del sovescio
Metodi
Dei metodi per effettuare la semina del sovescio abbiamo già detto in dettaglio nel post del nostro primo sovescio, in ogni caso sono due.
Il primo è il metodo delle palline di semi.
Sistema usato dal maestro Fukuoka, consiste nel mischiare semi, argilla e acqua e farne delle palline da seminare.
La preparazione dell’impasto delle palline richiede parecchio tempo. Si fa pigiando con i piedi, per diverso tempo, l’argilla in polvere (o terra molto argillosa) a cui si aggiunge acqua e semi. Si pesta bene per togliere l’aria dal miscuglio, poi si fanno le palline a mano, una ad una.
Molti usano fare l’impasto con la betoniera per ridurre tempo e fatica.
Una volta fatte, le seedball vanno lasciate un paio di giorni ad essicare.
Il secondo metodo è quello “dell’ammollo“, che io chiamo “dei tre giorni”.
Nel post sul nostro primo sovescio lo abbiamo descritto nel dettaglio e ci sono anche le foto dei vari step. In sintesi, il primo giorno si mettono i semi in ammollo in acqua, il secondo giorno si trasferiscono su un lenzuolo umido, al riparo sotto una tettoia, e il terzo giorno si semina sotto la pioggia.
Dove seminare
Cominciare in piccolo è la cosa migliore. Oltre che per i costi dei semi, bisogna prendere dimestichezza con i metodi di semina e imparare a gestire il fatto che le piante da sovescio diventeranno alte e ostacolanti.
Nello scegliere le zone da destinare al sovescio si deve tenere conto che non potremo più passarci per diversi mesi, per cui meglio optare per aree non utilizzate o in cui coltiveremo solo in primavera.
In AN, comunque, il sovescio si usa ovunque ci sia terreno da migliorare, anche nell’orto.
La semina del sovescio quindi si può effettuare nell’orto di ottobre in cui si hanno gli ortaggi estivi in via di esaurimento e gli ortaggi invernali in crescita.
Le piantine da sovescio non crescono molto durante l’inverno e non ostacoleranno la crescita di cavoli e broccoli. Esploderanno in primavera e ad aprile l’orto sarà un boschetto ma, per quel tempo, gli ortaggi invernali saranno già esauriti, dunque si sfalcia tutto e ci si prepara per il nuovo orto estivo. Con pacciamatura già in loco!
Lo stesso non vale per il sovescio di fine inverno, seminare il sovescio nell’orto a marzo vuol dire compromettere la crescita degli ortaggi estivi.
Semina
Sia le palline di semi che i semi germogliati con il metodo dei tre giorni, si seminano a spaglio cercando di coprire bene tutta l’area destinata al sovescio.
Una volta seminato si ricopre tutto con pacciamatura rada, di 1 o 2 centimetri.
Si semina sotto la pioggia, il che vuol dire che ai semi germogliati e alle seedball, serve acqua.
Se la pioggia non arriva bisognerà irrigare per qualche settimana.
In ogni caso, pioggia o irrigazione che sia, bisogna assicurarsi che i semi dentro le palline di argilla germoglino e che i semi germogliati radichino.
Consigli
Il miglior consiglio che ci sentiamo di dare è cominciare in piccolo. L’agricoltura è un percorso, dobbiamo testarci nella convivenza con la natura lasciata “selvaggia” e con parti di campo impraticabili.
Tenete sempre a mente che il sovescio si semina adesso ma si sfalcia ad aprile.
Sul lato pratico possiamo dire che il metodo delle seedball è adatto se si hanno molte braccia, cioè se possiamo condividere il lavoro con molti amici.
Il metodo dei tre giorni, gestibile anche da soli, ha lo svantaggio che gli uccelli possono mangiare i semi germogliati coperti appena da pacciamatura.
In entrambi i casi le tempistiche devono essere perfette in modo da avere la pioggia subito dopo la semina per cui conviene guardare le previsioni del tempo.
Noi, dopo l’esperienza del sovescio primaverile che è stata deludente sia per le poche piante cresciute che per la difficoltà di muoverci agevolmente sul campo, non faremo il sovescio autunnale.
Tuttavia, per curiosità, testeremo il metodo dei “tre giorni” con il becchime perché vogliamo vedere se qualcosa germoglia.
Per il resto il nostro campo sarà occupato dal grano, tenero e duro, dalle fave e dalla vegetazione spontanea fatta di cicorie, tarassaco, equiseto, papiro e ancora molta gramigna!
2 commenti
Post molto interessante come sempre, grazie mille! Trovo sempre preziose le vostre considerazioni e scelte a cavallo tra vari metodi.
A nostra volta di anno in anno cambiamo un po’ modo di agire: anche qui buona parte del terreno sarà occupata dal frumento invernale. Un pezzo è ora occupato da una santissima montagnola di letame. Il restante accoglierà mais e altre colture: l’ esperimento di quest’ anno sarà un tentativo con il trifoglio bianco come pacciamatura viva a ricoprire questo pezzo di terra. L’idea sarebbe di seminare il trifoglio a fine ottobre e ad aprile sfalciare il trifoglio solo nelle zone di semina/trapianto, rimuovendo piccole zolle solo dove necessario per sperimentare ulteriormente con delle aiuole a cratere in vista della siccità ormai comune a tutti gli ultimi anni anche qui al Nord.
Ciao Marianna, grazie a te!
Molto interessante la sperimentazione delle aiuole a cratere e anche quella della pacciamatura viva.
Il trifoglio bianco, usato da Fukuoka, sembrerebbe non essere adatto ai nostri climi. Almeno così mi ha detto Kutluhan, in inverno muore perchè il nostro clima è troppo rigido. Ma sempre meglio verificare sul campo.
Spero ci aggiornerai presto. Buon lavoro!