Ogni anno, in questo periodo, andiamo ad aiutare i nostri vicini che hanno quasi un ettaro di vigneto davanti casa nostra. E quattro anni fa, appena trasferiti dalla città, proprio la vendemmia è stata la nostra prima esperienza di “lavori di campagna”!
Quando abbiamo conosciuto i nostri dirimpettai dovevamo ancora finire di aprire le scatole del trasloco ed eravamo alle prese con il nostro appezzamento di terra incolto. Il vicino passò proprio mentre mio marito cercava di tagliare l’erba, altissima, con il decespugliatore e, incredulo, ci chiese se pensavamo di rasare quattromila metri quadri in quel modo!
Dopo mezz’ora arrivò con il trattore e trinciò tutta l’erba del nostro campo in men che non si dica. Ovviamente ci offrimmo di pagare il lavoro, ma ci disse: “se non ci si aiuta tra vicini…”
Ci raccontò anche che la signora che aveva vissuto nella casa che avevamo appena comprato era stata una loro cara amica e usavano aiutarsi a vicenda. Così noi ci offrimmo di scambiare il favore andando ad aiutare per la raccolta dell’uva, prevista la settimana dopo.
Organizzazione
La mattina della vendemmia c’era tanta gente, una quarantina di persone tra parenti e amici, e l’atmosfera ci ha proprio colpito! Sembrava di aver fatto un salto indietro nel tempo, quando si lavorava in cooperazione. Quando a turno ci si aiutava nei lavori che richiedevano una certa quantità di braccia.
Non so se in tutti i vigneti funziona allo stesso modo, ma qui il lavoro di vendemmia è veramente ben organizzato.
Ognuno viene munito di cesoie e cestino di raccolta, poi ci si divide in gruppi di due o tre persone per ogni filare (che qui chiamano “filagna“); nei filari (nelle filagne cioè) sono già sistemati i bigonci, grossi secchi di raccolta, in cui andranno man mano vuotati i cestini pieni di uva.
I ragazzini sono addetti proprio a questo, a svuotare i cestini appena i “raccoglitori” li riempiono, mentre i proprietari passano con il trattore tra i filari a caricare i bigonci carichi d’uva che vengono portati alla pigiadiraspatrice (macchina che stacca dal raspo gli acini e li preme), svuotati, e riportati nel vigneto.
Qualcuno rimane a lavorare presso questa macchina, seguendo la spremitura dell’uva e accatastando i raspi che ne fuoriescono.
La vendemmia
Il lavoro di raccolta è abbastanza faticoso perché l’uva è bassa (70 cm da terra!) e quindi si sta con la schiena piegata, o in ginocchio, per ore. Ma il bello è che il vigneto risuona di voci perché si chiacchiera e si scherza tra un filare e l’altro. Spesso ci si accusa per gioco l’un l’altro di lavorare poco e di battere la fiacca, e si respira proprio un’atmosfera allegra.
Verso le 10,30 è prevista una merenda accanto al vigneto: sotto gli alberi di noce viene allestito un tavolino con su panini, dolci, acqua, vino e caffè. Una breve pausa, ci si riposa, si continua a chiacchierare e si incontrano le donne più anziane e le bambine della casa. Loro non sono a raccogliere perché occupate nella preparazione del pranzo e della tavola, e ovviamente della merenda.
Dopo la pausa si riprende a lavorare e si va avanti finchè la tina (qui il tino è femminile) non è piena. Di solito si finisce intorno alle due del pomeriggio. L’ultima ora, però, è la più dura perché la stanchezza si fà sentire e sotto il sole si suda parecchio.
Quando la tina da 5mila litri è colma, il lavoro di raccolta finisce, ma c’è ancora qualcosa da fare: lavare tutti i cestini, i bigonci, i guanti, le galosce e le cesoie.
Dopo ci si dà una rinfrescata e finalmente si è pronti per mettersi a tavola!
Pranzo dei vendemmiatori
Una lunghissima tavolata sotto il portico, tante voci, tante portate e tante bottiglie di vino, sembra proprio di essere in un film francese!
Tutto è buonissimo, dalle fettuccine fatte in casa ai dolci, sempre fatti in casa, per non parlare del vino, che è ovviamente quello fatto con l’uva raccolta l’anno prima.
Per ringraziare dell’aiuto, oltre al pranzo, i padroni di casa regalano una bottiglia di vino.
Il primo anno a noi ne hanno data una veramente speciale: sull’etichetta della bottiglia c’è una foto di gruppo nel vigneto in cui c’è anche la signora che abitava nella casa dove ora viviamo noi!
Ogni anno torniamo a casa molto contenti di aver condiviso, chiacchierato e conosciuto nuove persone. Questo ci fa sentire di appartenere un pochino di più a questa comunità, a questo paese in cui comunque siamo ancora stranieri!
E poi è sempre bello condividere le impressioni sull’estate appena trascorsa e scoprire che tutti i problemi avuti sono comuni. La volpe che si è mangiata una gallina, la peronospora che ha colpito i pomodori, il raccolto delle ciliegie rovinato dagli acquazzoni primaverili, ecc., tutto questo non è successo solo noi ma anche agli altri. E ci conforta sapere che non abbiamo sbagliato nulla nella gestione del campo e dell’orto!