Il sovescio è una pratica usata in diversi sistemi agricoli per migliorare lo stato del terreno. Nell’agricoltura naturale (AN d’ora in poi) è un’operazione basilare, da effettuare una volta all’anno. Almeno nell’idea di Fukuoka perché qui in Italia, con il nostro clima, la semina del sovescio si fa due volte.
L’utilità di imparare l’AN da chi vive e lavora in Italia è anche questo: andare al di là delle indicazioni riportate nei libri del maestro Fukuoka. Ciò che funziona in Giappone può non funzionare altrove perché le condizioni climatiche non sono le stesse.
Nel nostro piccolo, noi abbiamo sempre sposato la filosofia del provare sul campo, di verificare se nel proprio microcosmo (luogo geografico, terreno, clima e anche esigenze personali) possano funzionare tutte le proposte affascinanti scoperte nei vari libri.
Eccoci quindi a sperimentare, e a raccontare, una delle pratiche dell’AN. Il nostro primo sovescio!
Il sovescio in AN
La pratica del sovescio è molto importante per rigenerare la terra, ma il sovescio in AN è diverso da quello più noto che si usa in agricoltura biologica.
Faremo un post più dettagliato a riguardo, per ora ci limitiamo al racconto della nostra prima esperienza con questa pratica.
La semina del sovescio si fa tra ottobre e primi di novembre, usando semi di diverse specie di piante (leguminose, graminacee e brassicacee), in modo che i semi possano beneficiare del clima poco soleggiato, dell’umidà e delle pioggie per germogliare e crescere facilmente.
Purtroppo le brassicacee, previste nel “mix sovescio”, non resistono al freddo del nord e centro Italia, per cui si seminano alla fine della stagione invernale (vedi il calanderio di AN).
Ed abbiamo così due sovesci all’anno.
Noi non eravamo pronti per fare il sovescio principale ad ottobre, quindi abbiamo deciso di testare questa pratica adesso, con un mix di semi composto da brassicacee e leguminose “estive”.
Metodi di semina
I metodi per effettuare la semina del sovescio sono due.
Il primo è il noto sistema delle palline di argilla. Sistema usato dal maestro Fukuoka, che necessita di argilla e di parecchio tempo per la preparazione e l’impasto delle seedball.
Il secondo metodo potremo chiamarlo “dell’ammollo“, ma io preferisco definirlo “dei tre giorni”. Il primo giorno si mettono i semi in ammollo in acqua, il secondo giorno si trasferiscono su un lenzuolo umido, al riparo sotto una tettoia, e il terzo giorno si semina sotto la pioggia.
Il nostro primo sovescio
Il nostro campo non è mai nudo perché lasciamo crescere la vegetazione spontanea per buona parte dell’anno. Dopo l’estate, infatti, non sfalciamo più e lasciamo che tutto cresca liberamente, ri-falciamo in primavera quando prepariamo per la nuova stagione agricola. Dunque siamo abituati ad avere l’erba alta e diverse varietà di vegetazione sul nostro campo ma questo è il nostro primo vero sovescio.
Era una delle pratiche di agricoltura naturale che volevamo di testare sul campo e siamo molto curiosi di vedere se un mix di piante ad hoc riuscirà davvero a rigenerare il terreno, più della vegetazione spontanea.
Preparazione del campo
Non avendo comprato chili e chili di semi, abbiamo cominciato in piccolo e scelto un paio di aree che volevamo migliorare per le coltivazioni del prossimo anno.
Le operazioni di preparazione da fare cambiano a seconda del metodo di semina scelto, e della situazione che si ha nel campo (terra nuda o vegetazione).
Noi abbiamo preferito il metodo dei “tre giorni”: ci sembrava più comodo e più adatto visto che non abbiamo molte braccia a disposizione!
Quindi, nel nostro caso, prima di tutto abbiamo dovuto sfalciare le zone prescelte perché la vegetazione spontanea era piuttosto alta.
Lo sfalcio lo abbiamo lasciato sul campo per qualche giorno, poi lo abbiamo rastrellato e ammucchiato da un lato per poter effettuare la semina del sovescio.
In realtà credo che si debba seminare sullo sfalcio ma noi abbiamo preferito toglierlo per usarlo come materiale da pacciamatura perché non ne abbiamo in grande quantità, anzi, in questo momento abbiamo solo la paglia del nostro grano.
Preparazione della semina
Contemporaneamente alla preparazione del campo, abbiamo preparato il nostro miscuglio di semi. Il nostro mix è composto di rucola, rapa, senape rossa (tutte brassicacee), trifoglio ed erba medica (piante azoto-fissatrici). Due chili scarsi di semi, prevalentemente erba medica e trifoglio nano.
Il primo giorno abbiamo messo i semi in ammollo in un grosso secchio e li abbiamo lasciati nell’acqua per 24 ore.
A dire il vero, dopo mezza giornata abbiamo dovuto aggiungere altra acqua perché i semi l’avevano assorbita tutta.
Il secondo giorno abbiamo scolato i semi per trasferili su un lenzuolo umido.
I semi erano triplicati in volume e per scolarli ci siamo arrangiati con uno scolapasta foderato di garza, poi li abbiamo rimessi nel secchio per poterli adagiare sul lenzuolo umido.
Non avendo un lenzuolo vecchio abbiamo riclicato un telo di stoffa su cui, di solito, poggiamo il materiale da pacciamatura triturato. Il telo è un po’ malconcio e abbiamo dovuto lavarlo e spazzolarlo per togliere tutti i residui di terra e radici di erba. Facevamo prima a comprare un lenzuolo nuovo al negozio dei cinesi!
Comunque, abbiamo sistemato il telo all’aperto ma al riparo e abbiamo versato i semi. Li abbiamo un po’ livellati ma, vista la dimensione limitata dello spazio, non abbiamo potuto stenderli benissimo. Infine abbiamo ripiegato il telo a coprire i semi, in modo da mantenerli umidi.
Dopo mezza giornata siamo andati a controllare e ci siamo accorti che la parte superiore del telo era quasi asciutta, per via della giornata molto ventosa. Abbiamo quindi deciso di mettere sopra un telo di plastica in modo che i semi dentro il telo mantenessero un po’ di umidità.
In teoria, in queste 48 ore (un giorno di ammollo e un giorno sul lenzuolo umido) i semi dovrebbero cominciare a germogliare.
Durante il laboratorio di AN, quando Kutluhan Özdemir ha illustrato questo metodo di semina, mi è sembrato molto improbabile.
Eppure… il terzo giorno, quando siamo andati a controllare, abbiamo notato che i semi si erano mantenuti umidi e cominciavano a germinare!
Semina del sovescio
Il terzo giorno, quindi, eravamo pronti per la semina sotto la pioggia.
Per organizzarci sulle tempistiche avevamo guardato le previsioni del tempo, anzi avevamo visionato diversi siti, ma la pioggia prevista… non si è vista!
Ovviamente la pioggia è necessaria perché si tratta di una semina su sodo che necessita di terreno ben umido per far germinare e radicare i semi.
Quindi, se non piove?
Non ci resta che simulare la pioggia, innaffiando bene il terreno prima e dopo la semina.
Secondo me, però, l’acqua data irrigando non bagna come bagna la pioggia, così mi sono assunta il rischio e ho deciso di rimandare la semina al giorno successivo, aspettando la pioggia prevista nella notte.
La pioggia avrebbe bagnato in modo uniforme e in profondità il terreno e noi avremmo dovuto irrigare solo dopo la semina.
Siamo così arrivati al quarto giorno, durante la notte ha piovuto quindi abbiamo potuto seminare, se non proprio sotto la pioggia almeno su un terreno ben bagnato!
I semi dentro il telo erano tutti germogliati, un vero spettacolo, quindi abbiamo seminato a spaglio sulle aree sfalciate.
Poi abbiamo ricoperto il tutto con lo sfalcio che avevamo ammucchiato aggiungendo anche un po’ di paglia.
La pacciamatura, in questo caso, deve essere rada e bassa, 1 o 2 centimetri, serve solo a mantenere la terra umida e i semi riparati dal sole.
Per nostra fortuna, subito dopo aver finito di pacciamare, è venuto giù uno sgrullone (breve e intensa pioggia) e dunque non abbiamo dovuto neanche innaffiare!
Ed ora?
Bene, la semina è fatta e adesso?
Non ci rimane che bagnare per qualche giorno e aspettare con pazienza che le piantine nascano.
Speriamo che crescano presto e che migliorino la nostra terra, in termini di fertilità e struttura.
Le piante del sovescio seminate adesso, vanno lasciate crescere indisturbate fino a settembre-ottobre, quando poi verranno sfalciate. Costituiranno una parte di pacciamatura per quello che coltiveremo su queste “aree test”, probabilmente grano o un nuovo sovescio.
Diciamo che abbiamo iniziato un’avventura nuova.
Ovviamente faremo degli aggiornamenti su come procede l’esperimento.
Fonti: laboratorio RAN (Almeno quello che ho imparato io!)