Il bancale sinergico

bancale sinergicoEcco la storia della trasformazione di una delle aiuole del nostro orto in bancale sinergico. Un’esperienza ancora in corso non priva di difficoltà, che ci costringe ad aggiustamenti e riflessioni continue, che vogliamo condividere con voi.

Cos’è un bancale sinergico?

Per semplificare possiamo dire che un bancale sinergico è una proda larga in cui trovano posto più file di piante, anche se le colture non sono disposte per forza in fila. Inoltre è rialzato, pacciamato ed è permanente.

Il bancale sinergico segue specifiche misure, sia per la larghezza (che va da 1 a 1,20 metri), che per l’altezza (che varia da 10 a 30 centrimetri). La lunghezza è variabile ma, non potendo attraversare la proda, meglio non eccedere.
Questo in linea di massima perché, ad esempio, Sepp Holzer (noto permacultore) prevede bancali molto più alti, con sponde più ripide e una parte centrale più stretta.

Inoltre le colture di un bancale sinergico sfruttano la consociazione, per cui avremo sempre 3-4 famiglie di piante insieme sullo stesso bancale. Le piante più grandi (per esempio pomodori, fagioli o zucchine) vengono posizionate al centro del bancale, mentre sui lati andranno colture di sviluppo minore e sui bordi inclinati insalate e bulbi.

Per saperne di più sull’agricoltura sinergica e sulla struttura dei bancali, potete comunque leggere il post dedicato.

Perché fare un bancale sinergico?

Il nostro bancale sinergico non l’abbiamo costruito partendo da zero ma trasformando una parte del nostro orto “ibrido”. Lo chiamiamo ibrido poiché è costituito da file singole di coltivazione (come da agricoltura tradizionale) ma rialzate, pacciamate e permanenti (come da agricoltura sinergica).

Il nostro orto funziona bene.
Se dobbiamo trovare un difetto è che necessita di più spazio sia rispetto all’orto sinergico, avendo le colture su file singole, sia rispetto ad un orto tradizionale perché tra le file sono previsti camminamenti che, per altro, vanno pacciamati.

Un altro problemino, infatti, riguarda proprio la pacciamatura. Fondamentale per rispariamre acqua, controllare le erbacce e arricchire il terreno ma non così semplice da reperire in grande quantità.
orto "ibrido"Noi riserviamo la paglia, gli sfalci e altri residui organici per le prode coltivate (e sono appena sufficienti), per cui sui camminamenti dobbiamo usare dei teli di tnt.
Il guaio è che questi teli non durano in eterno, con il tempo si strappano e vanno sostituiti, e non sono riciclabili. Abbiamo provato anche i teli di iuta, assolutamente biodegradabili, ma la loro durata è ancora inferiore. I teli pacciamanti più pesanti invece li abbiamo esclusi del tutto perché, degradandosi, contaminano il campo di piccolissimi residui di plastica indistruttibili.

Proprio per diminuire l’uso del tessuto-non-tessuto ed ottimizzare lo spazio di coltivazione, abbiamo deciso quindi di modificare una parte dell’orto in un vero bancale sinergico.

E poi volevamo capire se la coltivazione con piante vicine e in consociazione funzionasse meglio dell’alternanza di piante sulla fila.

Costruzione del bancale sinergico

Non è stato facile decidere di modificare un aiuola dell’orto, composta da quattro file di coltivazione e tre camminamenti, perché avremmo dovuto rivoltare la terra dopo cinque anni di assenza di lavorazioni profonde e distruggere la coltivazione di bieta e cicoria presente, nonché il microcosmo di microrganismi e lombrichi che faticosamente si era creato.

Comunque nella primavera di due anni fa ci siamo decisi e lo abbiamo fatto. Non senza difficoltà.

Spostando la terra manualmente, abbiamo creato 2 bancali sinergici con un solo camminamento al centro. Poi, dato che le nostre aiuole sono lunghe più di 20 metri, li abbiamo interrotti in lunghezza, creando un piccolo passaggio, ottenendo così 4 bancali sinergici.

La difficoltà, oltre la fatica, è stata anche la comunicazione con chi ci ha aiutato. Dopo ore di lavoro ci siamo ritrovati con due bancali molto stretti e un enorme camminamento nel centro!
Sbollita la rabbia, ci è venuto da sorridere ripensando al libro “L’orto di un perdigiorno” in cui la protagonista ha grandi problemi con i giardinieri che non capiscono il suo progetto.

In effetti è stato proprio così, perché chi è abituato ad un orto tradizionale non contempla l’idea di un bancale largo dove coltivazioni diverse condividono lo spazio non propriamente in fila.

Comunque, dopo il doppio del lavoro, i bancali erano pronti.
Alla fine però, per via delle difficoltà in fase di realizzazione, e perché obbligati dalle misura della aiuola pre-esistente, i bancali sono venuti un po’ più larghi del dovuto (quasi 1,30mt).

Infine abbiamo allestito il sistema di irrigazione ad ala gocciolante e, vista la larghezza dei bancali, su ognuno abbiamo passato 3 tubi. In realtà un’unica bobbina di ala gocciolante passata tre volte sulle prode.

Primo anno di coltivazione

Semine e trapianti

La prima sorpresa dopo la costruzione dei bancali è stata che la bieta e la cicoria, che occupavano precedentemente quella zona di orto, sono rinate quasi subito. Questo ci ha fatto piacere.

Per le semine e i trapianti il primo anno ci siamo attenuti alle “regolette” dell’agricoltura sinergica.
Sui lati inclinati dei bancali abbiamo messo i bulbilli di aglio, scalogno, erba cipollina, calendula e tageti.
Al centro dei bancali, oltre cicoria e bieta rinate spontaneamente, abbiamo seminato arachidi, pomodori Bonsai e fagiolini su due bancali. Negli altri due, pomodori ciliegini, zucchine, cipolle e sedano.

In fase di semina e di trapianto, abbiamo inserito hummus di lombrico, e infine pacciamato con paglia e cippato di ramaglie.

Considerazioni: vantaggi

bancale prima stagione

In generale il vantaggio del bancale sinergico si è notato nel risparmio di spazio (nella stessa area trovano posto più piante) e nel risparmio della quantità di pacciamatura.
Sia di quella organica che dei teli in tnt, infatti è servito un solo telo tnt per il camminamento centrale (invece che tre), e con la stessa quantità di paglia (delle precedenti cinque file di coltivazione) siamo riusciti ad avere uno strato di pacciamatura un pochino più alto.
Purtroppo ancora insufficiente, visto che le “erbacce” riescono a crescere lo stesso.

Un altro vantaggio è che l’umidità del terreno si è mantenuta più a lungo, sia per via della pacciamatura che per la vicinanza delle piante, e questo ha portato un piccolo, ma importante, risparmio di acqua.

Considerazioni: problemi

La prima criticità è stata la scomodità di lavoro e di attraversamento.
Essendo abituati a file singole che si possono scavalcare comodamente, dover percorre quasi 10 metri per attraversare i bancali ci è sembrato scomodissimo. Molto meglio prevedere lunghezze di 2 o 3 metri.

Inoltre, vista la larghezza di quasi 1 metro e 30, è stato davvero scomodo lavorare sui bancali. Zappettare o estirpare le “erbacce” al centro della proda era complicato e difficile farlo senza schiacciare i bordi.

bancale fine prima stagioneProprio per la difficoltà di manutenzione, le “erbacce” sono cresciute ovunque e le coltivazioni non sono state un gran successo.

A parte erba cipollina e bulbi (di aglio, cipolle e scalogno), il resto non sembrava aver ricevuto nessun beneficio dalle consociazioni. Le arachidi non sono proprio nate, il sedano era davvero sofferente, e delle zucchine solo un paio di piante erano davvero rigogliose.

Nel frattempo le coltivazioni spontanee di bieta, cicoria e tarassaco hanno invaso i bancali e purtroppo non hanno funzionato come pacciamatura verde perché molto alte e troppo invadenti.

Dopo la prima stagione non eravamo affatto soddisfatti, i risultati erano appena sufficienti e abbiamo pensato di rismontare tutto!

Secondo anno

Modifiche strutturali

Prima di distuggere i bancali, abbiamo voluto apportare delle modifiche e fare un’altra prova.

L’anno successivo quindi abbiamo deciso di contrastare la scomodità di lavoro riducendo la larghezza dei bancali. Abbiamo quindi tolto la terra laterale, ammucchiandola al centro del bancale, riducendo la larghezza a 1 metro e 10, sperando che in questo modo lavorare sarebbe stato più agevole.

Le coltivazioni sul bancale sinergico

Per poter piantare abbiamo diradato la bieta e la cicoria su tre bancali, mentre sul quarto le abbiamo lasciate tutte, in modo che potessero seguire il loro ciclo naturale.

bancale seconda stagioneSu un bancale abbiamo trapiantato i fagiolini e li abbiamo sistemati tra la piante di bieta, aggiungendo ai bordi bulbilli di aglio, erba cipollina e tageti.
Sul secondo bancale, sempre tra bieta e cicoria, abbiamo sistemato melanzane e frigitielli, e lungo i bordi inclinati le cipolle e il nasturzio.
Sul terzo bancale, infine, abbiamo trapiantato zucchine romanesche e pomodori Bonsai, mentre sui lati prezzemolo e ravanelli.

Sicuramente non abbiamo rispettato la regoletta di 4 famiglie di ortaggi su ogni bancale, ma non avendo estirpato del tutto bieta, cicoria e tarassaco, lo spazio libero per seminare/trapiantare non era molto.

Di tutte queste coltivazioni alcune non sono proprio nate (fiori di tagete e nasturzio), altre sono morte poco dopo il trapianto (prezzemolo e ravanelli) e quelle che ce l’hanno fatta non erano affatto rigogliose. O almeno sono state meno produttive rispetto a quando le coltiviamo nell’orto ibrido.

Considerazioni generali

Aver ridotto la larghezza dei bancali è stata una giusta decisione perché lavorare è stato più agevole. Purtroppo sono ancora un po’ troppo grandi e arrivare al centro del bancale è ancora scomodo, almeno per le mie braccia.

Sulla consociazione non possiamo dire molto visto che questa seconda prova non ha seguito le direttive dell’agricoltura sinergica.

In generale le nostre perplessità sulla tenuta nel tempo dei bancali sono state confermate.
Avevamo sempre dubitato dell’efficienza senza manutenzione, anche perché tutte le foto che si trovano in rete (e sui libri) riguardano solo bancali appena costruiti. Sono belli, ricoperti di paglia dorata, non c’è un filo d’erba tra la pacciamatura e le piante sempre rigogliose!
Di bancali con più stagioni di attività, se così si può dire, non  abbiamo trovato traccia. Probabilmente senza lavoro di zappetta e/o forca-vanga si riducono come i nostri, piuttosto selvaggi, o forse i piccoli coltivatori dopo l’entusiamo iniziale li abbandonano.

Resta quindi il fatto che, a meno di non accettare una specie di giungla (o disporre di una quantità illimitata di pacciamatura), l’orto sinergico necessita di lavoro.

Problemi del bancale sinergico

Il principale, grande, problema è stato constatare la pessima struttura del terreno.

i bancali a fine seconda stagioneLa terra è tornata dura e compatta, praticamente un sasso.
Di vita sotterranea visibile poca traccia (abbiamo visto pochissimi i lombrichi in fase di trapianto), anche se insetti ed impollinatori vari erano presenti in quantità.

In un terreno compatto e argilloso, come il nostro, le radici delle piante soffrono per cui non ci può aspettare piante rigogliose e produttive.
Nell’orto ibrido siamo riusciti a migliorne la struttura con lavorazioni due volte l’anno: passaggio con forca-vanga per arieggiare e zappettatura per incorporare la pacciamatura.
Sui bancali sinergici, invece, la scomodità di lavoro non ci ha permesso di fare queste operazioni e il terreno si è ricompattato solo dopo un anno.
Ciò conferma che, almeno con questo tipo di terreno, il solo pacciamare e non calpestare non basta.

Oppure è vero che i bancali si compattano proprio perché rialzati come suggerisce l’agricoltura elementare.
Questo tipo di agricoltura (che conosciamo poco) prevede coltivazioni con la pacciamatura ma senza strutture rialzate, e invita a distruggere i bancali sinergici perché considerati inefficienti!

Sia come sia, anche dopo la seconda prova non eravamo affatto contenti.

Ultima chance per il bancale sinergico

Ed arriviamo ad oggi, cosa fare con questi bancali sinergici?

Nell’immediato abbiamo deciso di fare un altro tentativo approfittando della stagione invernale.
Abbiamo cominciato ad eliminare completamente la bieta e la cicoria da tutti bancali per poter lavorare meglio sulla struttura del terreno.
Passeremo la forca-vanga (a costo di camminare sopra i bancali), zapperemo in superficie e vi trapianteremo parte degli ortaggi invernali, aggiungendo molta paglia alla pacciamatura esistente.

Una decisione definitiva sulla sorte di questi bancali la prenderemo in primavera.
Se i risultati dell’orto invernale saranno incoraggianti, li terremo e ripeteremo le lavorazioni.
Invece, se i risultati non saranno buoni, procederemo in modo più drastico, smontermo tutto e torneremo alla struttura collaudata dell’orto ibrido.

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