Con Novembre si concludono i lavori più impegnativi dell’anno, infatti in questo mese si effettuano le ultime semine: fave, aglio e grano. Almeno qui al centro Italia, perché chi è nord lo ha fatto il mese scorso e chi è a sud ha ancora un po’ di tempo.
Lavori nell’orto di novembre
Prosegue il monitoraggio dell’orto invernale. Chiocciole, limacce e cavolaie possono proliferare e danneggiare il raccolto.
Noi quest’anno nell’orto abbiamo ben poco che non si stato mangiato dalle limacce (e dalle galline). Purtroppo abbiamo avuto difficoltà a reperire l’ortofosfato ferrico e quindi siamo intervenuti troppo tardi.
Avevamo detto che questo prodotto, ammesso in agricoltura biologica, non funzionava un granché e dovevamo intervenire con l’eliminazione manuale.
Ecco, quest’anno l’intervento manuale non è bastato quindi possiamo dire che l’ortofosfato ferrico un po’ funzionava!
Di bruchi di cavolaia non ne abbiamo, ma in effetti ci sono ben poche foglie di cavolo integre, comunque per contrastarli il bacillus thuringiensis è una garanzia.
I trattamenti invernali proseguono anche nel frutteto con lo spargimento di calce sui tronchi per la disinfezione e soprattutto con la nebulizzazione di prodotti rameici (o soluzione di bicarbonato e acqua) contro la monilia e la bolla del pesco. Queste nebulizzazioni vanno eseguite quando gli alberi perdono le foglie e ripetute almeno un paio di volte prima della fioritura.
Altro lavoro da fare nell’orto è il diradamento.
Cicoria, catalogna, bieta e altre verdure seminate in campo, a spaglio o a fila continua, ora sono diventate piantine e spesso sono troppo fitte. Meglio eliminarne qualcuna per dare maggiore spazio di crescita a quelle che lasciamo.
Semine nell’orto
Lungo le file dell’orto si semina l’aglio e anche le cipolle.
Di come seminare i bulbilli di aglio abbiamo già detto in questo post, e noi quest’anno proviamo anche la semina dell’aglione (specialità della Val d’Orcia ma che del Ternano). Piantiamo gli spicchi conservati dal raccolto estivo, quelli delle piante che avevamo comprato e trapiantato a maggio.
Di solito i bulbilli di cipolla si piantano tra aprile e maggio, con l’orto estivo, ma si può fare anche a novembre per avere cipollotti da consumare freschi entro l’anno o in primavera. Al centro e al sud si piantano direttamente in campo, al nord, invece, sotto tunnel o a dimora protetta.
Novembre fuori dall’orto
L’impegno maggiore è la semina di fave e grano, che facciamo fuori dall’orto. Si potrebbero seminare anche i piselli ma a noi non sono mai venuti con semina invernale.
La difficoltà maggiore sta nel prepare il terreno perché deve essere sufficientemente asciutto e in questo periodo piove spesso.
Le fave si seminano a posterelle, 3/4 semi in ogni buchetta. Noi usiamo le nostre fave, quelle del raccolto di maggio che abbiamo lasciato seccare, e le seminiamo direttamente in campo. Volendo, prima di metterle a dimora, si possono lasciare in acqua per 24 ore (in locale riscaldato) per ammorbidirle e aiutare la germinazione.
Il grano lo seminiamo a spaglio, usando i nostri chicchi. Questo è il terzo anno che coltiviamo il grano in piccola scala: non riusciamo a rinunciare ad avere la nostra farina, nonostante la futura trebbiatura manuale sia molto impegnativa! E dai commenti e le mail che riceviamo, possiamo dire che siamo in molti a farlo, siamo tanti piccoli coltivatori di grano!
Altro impegno di novembre, almeno in questa zona, è la scarducciatura dei carciofi. Dalla pianta madre si estirpano alcuni “figli” (con le radici) e si ripiantano, andando così ad aumentare le piante nella carciofaia. Non si tolgono tutti, bisogna lasciare 3/4 “cespi” a pianta e togliere solo quelli troppo vicini.
Noi non siamo ancora bravi ad eseguire la scarducciatura e, nonostante abbiamo avuto una “lezione pratica” da un vecchio contadino, qualche carduccio lo perdiamo perché nel toglierlo non prendiamo radici sufficienti.
Fuori dall’orto è anche tempo di raccolta: melograni, cachi, castagne, cotogne e olive!
Novembre nel pollaio
Questo è il periodo di muta. Che sia “pesante” o “leggera”, durante questa fase le galline rallentano la produzione di uova.
Le nostre tre galline superstiti sono in tre diversi “gradi” di muta: la giovane ovaiola (solo cinque mesi), non è in muta ma ancora non ha deposto il suo primo uovo; l’ovaiola di un anno ha una muta leggera e continua a deporre 2/3 uova a settimana; infine, la nostra livorno collo d’oro di quasi due anni, sta avendo una muta piuttosto pesante e ha smesso di deporre già da un paio di settimane. In effetti perde tantissime piume e al momento ha un aspetto piuttosto bruttino, senza coda, con penne penzolanti e un mix di piume vecchie e nuove.
Oltre alla muta del piumaggio che impegna le energie delle galline, c’è da considerare che le giornate diventano sempre più corte e le ore di luce sono troppo poche per la produzione di uova.
C’è chi non si rassegna a questo decremento e d’inverno usa tenere accesa una luce nel pollaio, imitando gli allevamenti industriali. Questo modo di allevare per noi non ha senso. Preferiamo essere in sintonia con i ritmi della Natura e rispettare i cicli naturali dei nostri animali, il loro benessere viene prima della nostra esigenza di uova.
Per fronteggiare un paio di mesi di scarsità di uova basta conservarle, come abbiamo spiegato qui, così non dovremo rinunciare a pasta e dolci fatti in casa!