Impiantare una carciofaia

carciofo ortanoTra fine ottobre e gli inizi di novembre si estirpano i carducci, è quindi il momento giusto per impiantare una carciofaia partendo proprio da questi baby-carciofi.
Condividiamo, con piacere, la nostra esperienza nella coltivazione del carciofo visto che per noi all’inizio non è stato facile.

Prima di avere dei magnifici cimaroli da raccogliere, abbiamo provato a coltivare carciofi per ben tre anni. Purtroppo non avevamo pianificato e preparato con cura una carciofaia, quando qualche vicino ci regalava i carducci allestivamo in fretta e furia un pezzetto di campo.

Nel tempo abbiamo imparato molto sulla coltivazione e la cura del carciofo ed ora, finalmente, abbiamo una piccola bella carciofaia.
Una carciofaia speciale, dato che abbiamo aderito all’iniziativa per il recupero del carciofo ortano, una varietà antica, tipica della Media Valle del Tevere. Per saperne di più potete dare uno sguardo al sito ufficiale.

Questo carciofo (tipologia varietale Romanesco) è entrato recentemente nel Registro Regionale delle Biodiversità dell’Arsial e noi siamo diventati conservatori della specie.

Il carciofo: varietà

Cominciamo col dire che di carciofi ne esistono tantissimi tipi: carciofi spinosi o senza spine, verdi o violetti, oppure tondi o allungati e, ancora, primaverili o autunnali.

Per la scelta del tipo di carciofo la cosa migliore è optare per una varietà tipica della zona.
Qui nel Lazio, ad esempio, si coltiva principalmente il carciofo romanesco, che è senza spine, di tipo verde, tondo e primaverile.

Per semplificare possiamo dire che al Sud si coltivano carciofi prevalentemente autunnali, cioè che fioriscono tra ottobre e novembre e, dopo una pausa invernale, rifioriscono in primavera.
A questa tipologia appartengono i vari violetti siciliani, lo spinoso sardo, ma anche il violetto di Romagna.

Al Centro-Nord, invece, di solito si coltivano i carciofi primaverili, quelli che fioriscono tra marzo e giugno. A questa categoria appartengono il tondo di Paestum, il Romanesco, il violetto toscano e il violetto di Provenza (ligure).

Impianto di una carciofaia

Conoscenze base

Una carciofaia ha bisogno di spazio, sia per la distanza tra le piante sia perché rimarrà per diversi anni. Questo vuol dire che dobbiamo avere un’ampia area da dedicare esclusivamente a questa coltivazione.

sesto di impianto di una carciofaiaUna volta scelta la zona per la carciofaia bisogna calcolare che le piante di carciofo in produzione sono grandi e vanno ben distanziate.

Il sesto di impianto tipico è di 1 metro x 1 metro, che indica la distanza da lasciare tra le piante sulla fila e tra le file.
Qualcuno sulla fila lascia un po’ meno (80-90 cm), mentre qualcuno lascia più spazio tra le file per passare agevolmente con la motozappa o l’erpice.

La durata di una carciofaia è di circa 10 anni, ma per una produzione ottimale sarebbe meglio rinnovarla dopo 4 o 5.

Nella zona dove è stata una carciofaia è bene coltivare leguminose per diverso tempo per rigenerare il terreno e, comunque, non potremmo rimettere i carciofi prima di un paio di anni, qualcuno dice addirittura una decina.

Curiosamente questa pausa di coltivazione vale anche per il singolo carciofo: se una pianta della carciofaia non ha attecchito è inutile riprovare piantandone subito un’altra nella stessa buca perché morirebbe anche quella. Almeno così dicono i vecchi contadini.

Preparare il terreno

Il carciofo è una pianta piuttosto esigente e ha bisogno di un terreno ricco e ben lavorato.

I nostri primi tentativi sono falliti proprio per questo motivo.
Quando ci regalavano i carducci non avevamo mai la terra preparata e quindi di fretta zappavamo una zona dove poter piantare i carducci, che puntualmente morivano. Chi prima chi dopo.
Di quei tentativi è rimasta una sola pianta!

Quindi, per nostra esperienza diretta, la cosa che fa la differenza è preparare bene il terreno dedicato alla carciofaia.

Stabilita l’area, bisogna lavorare la terra con una aratura profonda e fare una concimazione pre-impianto con stallico bovino maturo.
Si può concimare anche con altro tipo di letame, per esempio nella nostra zona tradizionalmente si utilizzava il guano di piccione. Noi abbiamo provato anche il letame di cavallo e la pollina, comunque sia, la cosa importante è che la terra sia ricca.

impianto della nostra carciofaiaDopo aver concimato il terreno dedicato alla carciofaia, si effettuano 1 o 2 erpicature e infine si livella. A questo punto si segnano le file e, a ridosso del trapianto, si fanno le buche che accoglieranno i carducci.

Tutte queste operazioni si effettuano tra ferragosto a metà ottobre, almeno nel caso di carciofi primaverili.

Semi, ovoli e carducci

Per cominciare una carciofaia si potrebbe partire dal seme ma il processo per ottenere delle piante produttive sarebbe davvero molto lungo, quindi, di norma, si preferisce partire da carducci o da ovoli.

Gli ovuli sono gemme (diciamo carducci allo stato embrionale) che nascono a lato della pianta madre e non hanno ancora emesso fogliame.
Di norma vanno messi a pregermogliare per uno o due giorni prima di trapiantarli.

I carducci, invece, sono ovoli in stato più avanzato, cioè gemme cresciute con fogliame già sviluppato. Si prelevano ad ottobre, o marzo, e si trapiantano subito.

Ovviamente si può cominciare una carciofaia anche comprando le piante al vivaio ma è sicuramente più costoso. Carducci e ovoli hanno un prezzo molto più contenuto, e spesso si riescono ad avere in regalo.

Coltivazione del carciofo

Noi siamo sempre partiti dai carducci e quindi parleremo della coltivazione del carciofo partendo da questo tipo di impianto.
Per le tempistiche e le operazioni da effettuare ci riferiamo ai carciofi di tipo primaverile, come i nostri.

Messa a dimora dei carducci

Cominciamo ipotizzando di aver preparato l’area e recuperato dei carducci.
Se chi ve li ha regalati/venduti è un bravo coltivatore, i carducci dovrebbero essere piantine alte 30-40 centimetri, avere 4-5 foglie e delle radici.

Prima di effettuare il trapianto si taglia la parte apicale di circa 4-5 centrimetri, ma sicuramente chi ve li ha forniti lo ha già fatto.

Siamo quindi pronti per metterli a dimora nelle buche, alla distanza di cui abbiamo già detto, senza coprire il colletto.

La probabilità di radicamento si attesta intorno al 60-80%, e questo dipende da tanti fattori come il clima, lo sviluppo delle piantine, la quantità (e qualità) delle radici, ecc.

Il problema più comune è che i carducci non abbiano una parte di radice madre e/o che le radichette siano troppo poche per cui la pianta non riesce ad attecchire. Ma potrebbero morire anche perchè il terreno non è abbastanza sciolto o è troppo povero di nutrimenti, o perché le temperature sono troppo rigide.

carducci in attesa di trapiantoTre anni fa, per esempio, qui si è scarducciato molto in ritardo perché l’estate era stata molto siccitosa. Abbiamo avuto i carducci solo a fine novembre, ma nel frattempo le pioggie continue avevano trasformato la carciofaia in una distesa di terra fangosa. Era impossibile trapiantarli.
Abbiamo dovuto conservare i carducci in un piccolo solco ricomprendoli alla base con terriccio comprato e aspettare che la terra asciugasse un po’.

Prima che potessimo metterli a dimora nella carciofaia, è arrivato il freddo. Dopo diverse gelate notturne alcuni carducci sono morti, e di quelli sopravvissuti, che abbiamo trapiantato nella carciofaia, non tutti ce l’hanno fatta. Alla fine della fiera ne abbiamo persi il 50%.

Irrigazione

Il carciofo primaverile non richiede molti interventi irrigui, di solito ne bastano 3-4 in un anno.

Il vantaggio di usare carducci prelevati in autunno è che non c’è da stressarsi per l’irrigazione.
Si irriga dopo il trapianto e poi basta perché, di solito, in autunno e in inverno piove abbastanza per permettere ai carciofi di crescere.
In primavera si irriga solo se non piove e, dopo la raccolta, il carciofo primaverile va in riposo vegetativo per cui non serve irrigare.

Si può irrigare a fine estate se vogliamo anticipare la crescita dei carducci o se a settembre non piove mai.

Qui da noi raramente ci è capitato di dover innaffiare, anzi abbiamo spesso il problema contrario: troppa pioggia. La terra argillosa diventa fango e il carciofo non ama i ristagni!

Rincalzatura Invernale

D’inverno dobbiamo fare attenzione alle temperature, il carciofo vuole un clima mite, può resistere a qualche gelata isolata ma muore a -10°.

Affinchè i carducci, trapiantati da poco, possano resistere meglio al freddo si fa una rincalzatura di terra, o una pacciamatura di paglia bella alta, alla base della piantina.

Questo vale anche per le piante di carciofo “più anziane”, non solo per i carducci. D’inverno dovremo sempre proteggerle.
Qualcuno usa incappucciare le piante con teli di tnt ma, nella nostra esperienza, questa operazione porta problemi di marciume e di lumache.

Raccolta

La raccolta del carciofo è scalare, per i carciofi primaverili si va da febbraio a giugno, mentre per quelli autunnali da ottobre a maggio.
Una pianta di carciofo può produrre 6-15 carciofi a seconda della sua grandezza e della sua età, per cui il primo anno non aspettatevi grandi raccolti.

Di solito nella coltivazione di qualunque pianta ci si aspetta di vedere prima i fiori e poi i frutti, ma il carciofo (quello che mangiamo) è un fiore e non frutto. Per dirla ancora meglio è una sorta di bocciolo e si raccoglie prima che si apra il fiore.

cimarolo e braccioliI carciofi da raccogliere sono di diversi tipi a seconda della parte della pianta da cui si sviluppano.

Cimaroli (o mammole) sono i carciofi più grandi che nascono al centro della pianta sul fusto principale, i braccioli sono un po’ più piccoli e sono i capolini che crescono sulle diramazioni laterali e infine c’è la carciofina, cioè quelli piccolini da usare per fare il sott’olio, che si sviluppano dopo.

Tutti i carciofi, grandi o piccoli, si raccolgono quando le brattee (i “petali”) sono chiuse. Se le brattee sono aperte vuol dire che il carciofo è diventato duro e presto sboccerà.

Per raccogliere si taglia lo stelo a 10-20 centimetri sotto il carciofo. Se ci sono le foglie è anche meglio, si mantiene più a lungo.

Nel caso non abbiate raccolto i carciofi in tempo, sarete comunque ricompensati dallo spettacolo meraviglioso della fioritura viola.

Dicioccatura

Dopo la fioritura, con l’arrivo dell’estate la pianta si secca. In realtà si seccano le foglie e i fusti perché la cioccaia sottoterra non muore, va in riposo vegetativo.

L’operazione di totale asportazione della parte aerea diventata secca si chiama dicioccatura e si fa in agosto.

Si taglia tutto a filo terra o meglio qualche centimetro sotto, per favorire lo sviluppo delle gemme radicali, poi i residui si trinciano e si interrano lungo le inter-file per reintegrare sostanza organica nel terreno. Oppure si usano come pacciamatura sulle file, intorno alle cioccaie.

Scarducciatura

Con la fine dell’estate e l’arrivo delle prime pioggie, dalla cioccaia germogliano nuove gemme che  diventeranno i carducci da prelevare a fine ottobre.

Di norma a fine settembre le nuove piantine sono ben visibili e, per aiutare il loro lo sviluppo, si tolgono le “erbacce”, si zappetta sulle file e si concima.

scarducciaturaAlla fine di ottobre i carducci dovrebbero essere già alti una trentina di centimentri, ed è tempo della scarducciatura.

Osservando la cioccaia si decide quali lasciare e quali togliere. Di solito si lasciano 2-3 piantine, quelle più vigorose e ben distanziate tra loro, e si tolgono le altre, che comunque devono essere alte più di 30 centimetri ed avere almeno 4 foglie.

Da quanto appena detto si capisce che quello che chiamiamo pianta di carciofo in realtà non è una sola pianta, consiste in una cioccaia con vari getti.
E si deduce che il primo anno dopo l’impianto non ci sarà da scarducciare, le gemme che nasceranno andranno lasciate.

La scarducciatura ha due vantaggi: primo che lasciando meno piantine sulla cioccaia avremo una pianta più vigorosa e più produttiva e, secondo, i carducci tolti andranno ad ampliare la carciofaia.

L’estirpazione dei carducci richiede molta cura. Vanno prelevati cercando di lasciare attaccata una parte della radice madre e per questo è bene scavare un po’ in profondità, di lato, prima di estirpare il carduccio.

Noi non siamo molti bravi in questa operazione, spesso ci ritroviamo carducci senza radici che non possiamo trapiantare. Comunque, non vanno di certo sprecati perché li cuciniamo, e li mangiamo, proprio come i cardi.

E con la scarducciatura siamo tornati al primo step, trapiantare i carducci, ed è passato un anno dall’impianto della carciofaia.

Avversità

Oltre alle lumache che si mangiano le foglie del carciofo, spesso le nottue e i topi mangiano le radici scavando da sotto.
Però, le avversità serie e specifiche per il carciofo sono l’afide nero e la cassida del carciofo.

trattamenti nella carciofaiaAfide nero del carciofo

L’afide del carciofo, Brachycaudus cardui, è un afide molto diffuso.
Si stabilisce in colonie sui carciofi, sia sulle foglie che sulle brattee e causa la deformazione e l’appassimento della pianta.

Se in primavera, o in autunno, notiamo dei raggrinzimenti e/o accartocciamenti sulle foglie più giovani, sicuramente le piante sono state attaccate da questo afide.

Per limitare gli attacchi è sempre utile avere una varietà di colture e vegetazione spontanea che favorisce anche una varietà di insetti, tra cui quelli utili come le coccinelle.
Noi per gli afidi, di qualunque tipo, usiamo una miscela di sapone molle di potassio e olio di Neem diluiti in acqua, e ha sempre funzionato.

Cassida del carciofo

La Cassida del carciofo è un insetto della famiglia dei crisomelidi, diffuso nel bacino mediterraneo.
Appare sulle piante di carciofo, e di cardo, in primavera e la sua presenza è ben visibile.
In realtà quello che si nota sono delle palline nere un po’ spinose sulle foglie, che sono le larve, perché l’insetto adulto, seppure non minuscolo (è lungo 8-9 mm), è di colore verde e si confonde meglio sulla pianta.

Gli adulti di questo coleottero bucherellano tutte le foglie dei carciofi, le larve, invece, le riducono a “scheletro”.

Fortunatamente la cassida agisce nel periodo tra maggio e settembre, quando la raccolta dei carciofi è stata fatta e il ciclo vegetativo della pianta è verso la fine. Però gli adulti di questo insetto svernano nel terreno della carciofaia e quindi si ripresentano l’anno successivo.

fiore di carciofoL’eliminazione totale è molto difficile, vengono consigliati trattamenti con insetticidi a base di piretro, che però non è selettivo e quindi uccide anche gli insetti utili come api e coccinelle.

Lo scorso anno la cassida è arrivata anche da noi. Per fortuna ha attaccato in modo massiccio i cardi più che i carciofi.
Non volendo usare il piretro, abbiamo nebulizzato la stessa miscela che usiamo contro gli afidi e ci sembra abbia funzionato.
Ma abbiamo fatto i trattamenti a stagione inoltrata quindi l’efficienza è ancora tutta da verificare!

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