Progettare l’orto: elementi base

file dell'orto permanenteI mesi invernali, in cui c’è meno da fare, sono proprio il momento giusto per progettare l’orto che verrà. Impiantare un orto non è così banale, soprattutto per chi non si è occupato mai di coltivazioni, quindi ecco qualche consiglio, in base alla nostra esperienza, per partire con il piede giusto.

Prima di trasferirci in campagna non avevamo mai coltivato nulla, a parte qualche geranio sul balcone. Appena arrivati qui volevamo fare subito un orto ma, visto che stavamo ancora sistemando le scatole del trasloco e non avevamo neanche una zappa, il nostro primo “orto”  è stata una piccola aiuola di 3mq realizzata con sacchi di terriccio comprato!

scrivere per progettareQuesta esperienza ci ha permesso di prenderci del tempo per guardarci intorno, conoscere il nostro terreno, studiare e capire che tipo di agricoltura volevamo fare. Ovviamente non si finisce mai di imparare e migliorare, ma prima di cominciare crediamo sia utile chiarirsi le idee.

Per progettare un orto la prima cosa da fare è scrivere.
Quindi, armati di foglio e penna, cominciamo a mettere giù un elenco di punti, alcuni da verificare sul campo ed altri su cui ragionare secondo le esigenze personali. E questo a prescindere dal tipo di agricoltura che vogliamo praticare.

Progettare l’orto verificando sul campo

Suolo

Conoscere la struttura e la salute del terreno che si ha a disposizione è il primo elemento base. Ci permette di capire cosa potremo coltivare, quanta acqua ci servirà e quali  sono gli interventi che dovremo fare per migliorarne la struttura e la fertilità.

Qui non entriamo nel dettaglio di come fare le analisi del terreno, ma per avere un’idea generale in fondo basta guardarsi intorno.

Toccare la terra del nostro campo con le mani e osservare gli organismi che ci sono; verificare come la zappa affonda nel terreno; guardare come reagisce il suolo quando piove o quando l’estate è torrida.
Osservare i campi vicini e le coltivazioni presenti; individuare le erbe e le piante spontanee e gli alberi  presenti nel nostro terreno e nella zona circostante.

Tutto questo è di grande aiuto per capire il tipo di suolo, il microclima e il contesto ambientale in cui coltiveremo. Perché, anche se il nostro orto è il nostro piccolo mondo, non è un mondo a sè ed è comunque collegato all’habitat del luogo.

Bene, è ora di scrivere tutto quel che abbiamo notato. Ci renderemo conto di quante informazioni in più abbiamo sul nostro terreno destinato all’orto!

lombrico sotto la pacciamatura

Migliorare il terreno

Molto spesso nei libri di agricoltura naturale, biologica, sinergica, ecc. ci viene consigliato di migliorare il terreno, in termini di struttura e di ricchezza di sostanza organica, prima di cominciare a coltivare.  Ma questo vuol dire aspettare diversi mesi, a volte anni, prima di poter fare un orto.

In effetti è un giusto consiglio, per avere una buona terra ci vuole tempo.
Per chi segue un’agricoltura naturale vuol dire pacciamare con materiale organico, usare il compost (che richiede parecchio tempo per “maturare”), fare i sovesci, ecc. ecc.
Insomma una lunga attesa, ma conosciamo bene la smania di voler iniziare subito!

Si può fare, basta cominciare in piccolo.
Si può delimitare una piccola area e coprirla con un buon terriccio, comprato, in cui mettere a dimora gli ortaggi più esigenti (come i pomodori).
Il resto del terreno si può coltivare in modo più rustico, gettando semi di piante con poche esigenze di nutrimenti e di acqua.
Si possono seminare cicorie, rape, ceci che sono poco esigenti e in terreni argillosi anche fave e senape. Piante come la cicoria migliorano comunque la struttura del suolo avendo radici a fittone che penetrano in profondità mentre i legumi apportano azoto.
Così mentre in altre aree approntiamo tutte le migliorie necessarie (di cui sopra), avremo comunque qualcosa di autoprodotto da mangiare!

Tutto questo se vogliamo perseguire un’agricoltura naturale e sostenibile, per un’agricoltura tradizionale non ci  sono problemi: trattore, concimi, pesticidi ed è tutto pronto!

Esposizione

Ovviamente l’orto vuole una buona esposizione, in ombra gli ortaggi non vengono bene, hanno bisogno di sole.
Prima di tutto quindi bisogna verificare quale esposizione ha il pezzo di terreno, o di giardino, in cui vorremmo coltivare. Magari aiutandoci con la bussola.

Controllando sul campo potremo capire come l’area scelta per fare l’orto venga illuminata e riscaldata dal sole, e per quante ore.

filari di pomodori con pacciamatura

Orientamento dell’orto

Quindi è la volta di progettare l’orientamento delle file di coltivazione secondo l’esposizione.

L’orientamento classico, quello consigliata da tutti i libri, è est-ovest. Cioè le file delle piante dovrebbero correre da est a ovest, per avere una buona esposizione al sole durante tutta la giornata e mantenere il terreno più ombreggiato.
In terreni pesanti, argillosi, però, è meglio progettare un orto con esposizione nord-sud. In questo caso le file corrono da sud a nord e le piante ombreggiano meno il terreno che rimane così meno umido e meno “pesante”.

Acqua e barriere di protezione

L’acqua è un altro requisito essenziale, senza acqua non si può coltivare.

(Anzi si può, ma non in modo classico, serve orientarsi su una tecnica di permacultura detta hugelkultur che prevede l’interramento di tronchi e altro materiale vegetale in gran quantità, creando una collinetta coltivabile.)

Quindi proseguiamo con l’elenco dei punti rispondendo a queste domande: c’è un pozzo, una cisterna o un canale di irrigazione? E quanti litri d’acqua ho a disposizione?
Un orto richiede parecchia acqua (qui un post dedicato).
Se l’acqua per irrigare è presente si procederà poi ad approntare un impianto di irrigazione.

Altro punto dell’elenco a cui rispondere è: l’area dove stiamo progettando un orto ha delle barriere di protezione?
Sembra una sciocchezza, ma avere l’orto delimitato da recinzioni, siepi o alberi garantisce la protezione dal vento e dal freddo, che possono rovinare le coltivazioni. Inoltre se l’orto non ha recizione molti animali, come cinghiali e caprioli, potrebbero venire a banchettare quotidianamente distruggendo in un attimo tutto il nostro faticoso lavoro!
Meglio prevedere delle barriere e delle recinzioni già nel progetto.

Progettare l’orto secondo le esigenze

Arriviamo ora ad un elenco di punti che richiedono un po’ di riflessione ed una certa onestà intellettuale.

Dimraccolto dell'orto in primaveraensione e impegno

Quanto grande deve essere un orto?
In generale, per iniziare, meglio sia piccolo. Bisogna fare un po’ di pratica, quindi è sicuramente più facile gestire un piccolo orticello.

Comunque, la dimensione di un orto dipende dalle esigenze personali e dal tempo che, realisticamente, potremo dedicare alla sua cura.

La risposta quindi sarà diversa se l’orto è per il fabbisogno alimentare di una famiglia di tre persone o una di dieci. E ancora diversa se ad occuparsi delle coltivazioni si è da soli, o se abbiamo solo un paio di ore nel week-end da dedicare all’orto.
Bisogna essere onesti e non farsi prendere la mano, già in fase di progettazione.

Per l’autosufficienza di una famiglia di 4 persone è sufficiente un orto di 300 mq, ma l‘autosufficienza totale è quasi impossibile.

Il calcolo delle ore necessarie per la conduzione dell’orto è complesso; ci sono periodi in cui non c’è quasi nulla da fare ed altri, tra aprile e settembre, in cui sembra che un’intera giornata non basti!
Diciamo che per un orto di 300mq, nel periodo più intenso, sono necessarie circa 20 ore a settimana. E per nostra esperienza, tra preparazione del terreno, trapianti, cura, raccolto, forse anche di più. E a questo tempo bisogna poi aggiungere quello dedicato alla conservazione e trasformazione di quanto prodotto.

Quindi onestà e realismo.

Diponibilità economiche e di mezzi

In fase di progettazione, altro punto su cui riflettere è la disponibilità economica.
E riguarda gli attrezzi e le attrezzature che abbiamo a diposizione o che altrimenti dobbiamo comprare.
Riguarda le spese per i materiali dell’impianto di irrigazione ma anche per il materiale pacciamante o per comprare le piantine al vivaio.

Alla fine le spese ci sono, vanno messe in conto, soprattutto all’inizio quando abbiamo bisogno di tutto!

Progettare per il nostro tipo di agricoltura

Ultimo punto a cui rispondere, prima di passare alla pratica,  è come vogliamo coltivare.
Il tipo di agricoltura che pratichiamo determina il progetto.

La differenza basilare è se vogliamo un orto temporaneo o uno stabile.

Progettare un orto temporaneo

Un orto temporaneo vuol dire fresare e coltivare su un pezzo di terreno, e fare l’orto successivo cambiando area di coltivazione.
Questo tipo di orto prevede di avere almeno una motozappa a disposizione, e un’area piuttosto grande per non coltivare sempre sullo stesso pezzo di terra.

In questo caso è molto utile dividere l’area a dispozione in quattro parti e lavorare e coltivare su una singola parte ogni anno, anzi ogni singola stagione.
In questo modo mentre una parte è in produzione le altre tre riposano.

Il riposo può prevere anche coltivazioni per il sovescio (quindi trifoglio, favino, senape, ecc.), in modo da apportare azoto e migliorare il terreno per le coltivazioni successive.
L’alternativa è aggiungere sempre letame o compost qualche tempo prima di seminare/trapiantare in una zona.

Con questa tecnica si effettua una rotazione delle colture e non si sfrutta troppo il suolo.

Progettazione e costruzione di un orto permanente

Progettare un orto permanente

L’orto permanente richiede un altro tipo di progetto perché prevede una struttura fissa.
L’orto stabile più conosciuto è sicuramente quello sinergico.

Si progetta l’area con bancali, è prevista una consociazione di piante, è necessaria la pacciamatura e la terra non si rivolta.

Non sono previsti trattori o motozappe, al massimo si lavora con la forca-vanga.

Il non-sfruttamento del terreno è garantito dallo spesso strato di materiale organico pacciamante che è sempre presente nell’orto e la consociazione delle piante elimina il bisogno delle rotazioni.

Meno conosciuto è il metodo dell’Agricoltura Naturale del maestro Fukuoka, da cui il metodo sinergico, e anche altri più recenti, hanno preso ispirazione.

Sintesi

Tutte le informazioni, osservazioni e riflessioni che abbiamo annotato ci permettono di fare un progetto-orto adatto al nostro terreno e alle nostre esigenze.

Ora, dopo aver verificato e risposto a questi punti dell’elenco, siamo pronti per cominciare a coltivare con le idee più chiare.
Siamo pronti a disegnare su carta il nostro orto e a lavorare sul campo per la sua realizzazione!

Ti potrebbe interessare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *