Quale tipo di agricoltura?
Sistemi agricoli a confronto

illustrazione buoi che aranoQuando siamo diventati “campagnoli” non sapevamo quale tipo di agricoltura avremmo praticato. Avevamo letto diversi libri, ed eravamo un po’ confusi perché esistono tanti modi di coltivare, e molti ci sembravano interessanti. Poi la pratica sul campo ci ha aiutato a fare le nostre scelte. Qui una breve panoramica delle tipologie di agricoltura per coltivare un orto e non solo.

Come detto, la nostra conoscenza era teorica. Avevamo letto libri di agricoltura biologica, di permacultura, di agricoltura biodinamica e sinergica, ma senza la pratica resta tutto un po’ astratto. E proprio la pratica ci aiutato perché sperimentare sul campo ci ha fatto capire cosa ragionevolmente potevamo fare e quello che funzionava meglio sul nostro terreno.

Ecco un breve riassunto dei sistemi di agricoltura da conoscere, da sperimentare e, perchè no, mixare, nella propria piccola realtà contadina.

Agricoltura tradizionale

Con questo termine vogliamo indicare un tipo di agricoltura praticata industrialmente ma anche in piccole insospettate realtà contadine.
Prevede uso dagricoltura tradizionale: lavorazione meccanicai trattori e macchine che preparano i campi più volte l’anno. Possiamo definirla un ciclo continuo: si ara, si fresa, si concima con sostanze chimiche, si semina e si fanno trattamenti chimici, si raccoglie, si diserba e poi si ricomincia.

Nelle realtà industriali ad ogni ciclo si effettua una monocoltura. Ma questo metodo è in uso anche in reltà più piccole. Magari si ara solo una volta all’anno, magari si trapianta e non si semina, sicuramente ci sono più colture sul campo, ma il ciclo è essenzialmente lo stesso. Non sapete quante volte a noi ci hanno suggerito di arare e di fertilizzare perché altrimenti l’orto non avrebbe prodotto!

In effetti a breve termine i risultati sono ottimi, la terra è morbida e gli ortaggi crescono bene, ma a lungo termine emergono i problemi di insostenibilità.
La terra si impoverisce, perde la sua fertilità e necessita sempre più di fertilizzanti, e si compatta. Si inquina il terreno e le falde acquifere e si distrugge l’equilibrio naturale degli insetti. Purtroppo il guaio è che molti di questi effetti non si avvertono nel proprio campo, nell’immediato!

Tipi di agricoltura alternativi

Agricoltura biologica

La prima alternativa possibile è l’agricoltura biologica. In realtà è il ciclo è simile a quella tradizionale, si effettua l’aratura e la fresatura dei campi, ma concimi e trattamenti sono ristretti a prodotti meno nocivi, approvati da disciplinare biologico.

Per monocolturamitigare lo sfruttamento del terreno, dato dalle lavorazione meccaniche, nell’agricoltura bio si usa la pratica del sovescio. Cioè si coltivano piante fissatrici di azoto, generalmente leguminose o erba medica, e prima della maturazione a seme si tagliano e si interrano (passando con il trattore). Questa massa mescolata alla terra apporterà azoto nel campo che successivamente ospiterà una diversa coltivazione.

Ovviamente si inquina meno, si rispetta un di più l’equilibrio dell’ecosistema e gli ortaggi, che poi mangiamo, non avranno residui di sostanze nocive e tossiche o ne avranno di meno.

In molte piccole realtà è il tipo di agricoltura più usato. Non stravolge la tradizione, stessi cicli di lavorazione e, siccome le cose che si producono sono per lo più per l’autosostentamento, si evitano volentieri i prodotti nocivi. Ovviamente non si ha la certificazione biologica, perché per prendere la certificazione serve qualche anno, detto di transizione, e bisogna associarsi, pagando, ad appositi enti certificatori.

La certificazione biologica, ha una valenza legale essendo regolamentata da leggi italiane ed europee.

Anche noi, nonostante la confusione, eravamo certi di non voler aggiungere fertilizzanti chimici e pesticidi. Ma volevamo provare a distaccarci di più dalla visione agricola tradizionale e tentare qualcosa di diverso. Diciamo che non riuscivamo a non pensare ad un piccolo libricino che avevamo letto, “La rivoluzione del filo di paglia” di Fukuoka, fondatore dell’agricoltura naturale.

Agricoltura naturale

Il pioniere della natural farming (agricoltura naturale in inglese) è stato Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese, che intorno al 1940 diede vita a questo tipo di agricoltura che definiva del non-fare. Un concetto zen, l’essenza zen portata in campo agricolo.
Masanobu Fukuoka, pioniere dell'agricoltura naturaleSecondo la filosofia Zen ogni cosa avviene spontaneamente e il miglior modo di agire è proprio il non-agire, lasciando che tutto si autoregoli. Il metodo agricolo di Fukuoka cerca infatti di riprodurre le condizioni che si verificano in natura, senza che l’uomo interferisca sul perfetto equilibrio naturale.

Per l’agricoltura del non-fare, le regole base sono: nessuna lavorazione, niente concimi, nessun diserbo e nessuna dipendenza dalla chimica.

Agricoltura del non-fare

Vediamo questi principi in dettaglio.
La terra non ha bisogno di nessuna lavorazione, perché la penetrazione delle radici delle piante e l’attività di micro organismi, lombrichi e insetti la lavorano per noi.
Non c’è bisogno di concime chimico, perché la terra non lavorata aumenta la sua fertilità.
E non c’è bisogno di diserbanti, perché le erbacce non vanno estirpate ma solo controllate.
La terra non deve mai essere nuda, ma essere sempre ricoperta di erbe o pacciamatura.
Non c’è bisogno di fare trattamenti perché la natura, se lasciata in pace, ha un suo equilibrio perfetto.

pallina di argilla con semiIl compito dell’uomo è solo seminare, su sodo in mezzo all’erba, raccogliere i frutti, e lasciare sul campo i resti e gli scarti.

Più che coltivare ortaggi, Fukuoka si è dedicato a coltivazioni di cereali. Le sue idee, coltivazione del riso su asciutto, coltivazione simultanea-abbinata di cereali, e semi inglobati in palline di argilla (per seminare) sono stati realmente provati e con successo. Ma non coltivava un orto delimitato.

Anche noi seguiamo alcune sue pratiche come non lavorare la terra, non usare diserbanti né fertilizzanti, facciamo qualche coltivazione su sodo, e ovviamente usiamo la pacciamatura.

Prossimamente faremo nuovi esperimenti perché aver seguito un laboratorio di agricoltura naturale ci ha chiarito concetti e insegnato pratiche per coltivare secondo i principi di questa agricoltura.

Tornando a Fukuoka, dalla sua idea di agricoltura sono nate molte altre alternative, che hanno cercato di adattare questa visione zen alla cultura occidentale. Ma lui resta il maestro pionere, almeno per noi!

Agricoltura sinergica

Dall’idea di adattare ai climi europei l’agricoltura naturale è nata l’agricoltura sinergica. Fu teorizzata da
Emilia Hazelip, agronoma spagnola, alla fine degli anni ’70.
Questo tipo di agricoltura riprende quindi i principi di Fukuoka, ma l’area di coltivazione viene delimitata e strutturata.
Diciamo che forse è l’unico tipo di agricoltura alternativa che si occupa in modo specifico dell’orto.

L’orto sinergico è prima di tutto la costruzione permanente di un’area dove coltivare, divisa tra zona per le piante e zona di camminamenti. Spesso si identifica con i bancali rialzati ma i bancali non sono obbligatori.
Dipende dal terreno e dal luogo, come sempre quando si parla di agricoltura. Possono esserci bancali convessi, cioè scavati, in climi aridi; e bancali a livello terra, in terreni argillosi come il nostro. Quindi niente regolette di altezza che invece spesso si trovano. La cosa importante è distinguere l’area dove andranno le piante da quella in cui si cammina. Per evitare il compattamento del terreno, sulla parte dedicata alle piante non si deve camminare mai!

agricoltura sinergica: bancale pacciamatoPer il resto valgono gli stessi principi: nessuna lavorazione, nessun fertilizzante, nessun trattamento chimico e appunto nessun compattamento del suolo. La terra non deve essere nuda, ma sempre coperta con pacciamatura naturale (cartoni, paglia, sfalci, lana, juta, ecc.). E la pacciamatura può essere anche viva, cioè fornita da piante molto basse, come il trifoglio.

Essendo un orto permanente, prevede un impianto a goccia sotto la pacciamatura, e tutori fissi per piante come pomodori e rampicanti. Sui bancali gli ortaggi sono coltivati in successione con le stagioni e molto vicini, consociando varietà diverse. La consociazione crea sinergia tra le piante, permette di contenere gli attacchi parassitari e di creare un sistema di biodiversità.
Le coltivazioni perenni rimangono sempre sui bancali, mentre quelle annuali vengono tagliate alla radice alla fine del loro ciclo e le radici vengono lasciate nel suolo, a “lavorare” la terra.

Spesso l’agricoltura sinergica viene confusa con la permacultura, perché anche in questo tipo di agricoltura si usano bancali pacciamati. Ma c’è differenza, la permacultura non si occupa solo di coltivazione.

Permacultura

La Permacultura è, appunto, un sistema più ampio, comprende e organizza tutte le attività che si svolgono in un luogo.

Nata a meta degli anni ’70, in Australia da Bill Mollison e David Holmgren, prendendo spunto anche dall’agricoltura naturale di Fukuoka (il Maestro ritorna sempre) e dall’esperienza dell’agricoltura ecologica di Sepp Holzer.

Il termine, in inglese, è un gioco di parole tra permanent agriculture e permanent culture, in italiano si è preferito usare il termine “permacultura” per enfatizzare l’aspetto culturale (la ‘u’ invece della ‘o’ e’ voluta), invece della traduzione letterale “permacoltura”.

Diciamo che prevede un totale controllo da parte dell’essere umano sulla progettazione dell’ambiente naturale. Si creano, e si gestiscono, aree che possano soddisfare i bisogni dei residenti quali cibo, fibre ed energia e che garantiscano resilienza (cioè capacità di resistere a condizioni avverse), ricchezza e stabilità di ecosistemi naturali.
Per riprodurre un ecosistema si usano macchine ed escavatori, e un’attenta progettazione del luogo specifico che prevede l’identificazione delle risorse, lo studio dei venti, dell’arco solare, la presenza e lo scorrimento dell’acqua, oltre alla divisione in zone deputate a scopi differenti.

permacultura: zona con policoltureAgricoltura in Permacultura

Nella pratica, agricola, dopo lo studio e la progettazione, si divide in zone tutto lo spazio a disposizione.
Partendo dalla casa, le zone più vicine sono riservate alle attività che richiedono l’intervento umano continuo, mentre quelle più lontane sono le zone che ne richiedono meno, fino ad arrivare alla zona selvatica, lasciata alla natura.

Per l’orto si usa il modello sinergico, ma si coltivano ortaggi anche tra le piante spontanee e si creano dei piccoli sistemi di biodiversità detti gilde. Una gilda è un sistema di policoltura che comprende alberi, arbusti, specie erbacee, fiori, ortaggi, funghi e sistemi radicali.

Un agricoltura in grande, in cui si ricrea quasi una foresta commestibile, la zona orto è davvero piccola cosa rispetto a tutto il resto. E il resto è anche autosufficienza, costruzioni in paglia o terra cruda, scambio e condivisione di risorse all’interno della comunità in modo equo.

Agricoltura Biodinamica

Questo tipo di agricoltura è davvero diverso dai precedenti ed è nato dalla visione spirituale antroposofica del filosofo e scienziato tedesco Rudolf Steiner. Era il 1924, quindi molto prima che nascessero altri sistemi di agricoltura.

Potremmo dire che è si tratta di agricoltura biologica perché vieta l’uso di prodotti chimici e fa uso di alcune pratiche come il sovescio e la rotazione delle colture tipiche del sistema bio, ma non è così.
Oltre ad essere nata prima, questo tipo di agricoltura si fonda su una visione spirituale, quindi un’azienda agricola viene vista come un organismo immerso in “forze cosmiche” e in tutte le operazioni si tiene conto delle forze vitali che agiscono dentro e sulle sostanze.

preparati biodinamici

Principi di agricoltura biodinamica

Essendo un sistema olistico e spirituale, in ambito agricolo si seguono dei principi precisi, che potremmo sintetizzare così.

Rispetto della terra
Aspetto simile all’agricoltura biologica, infatti si eseguono le rotazioni delle colture, le lavorazioni non devono essere distruttive del terreno e si concima con prodotti naturali.
L’uso di prodotti di sintesi è assolutamente vietato perché questi non derivano da un “processo vitale”.

I preparati biodinamici
Per portare la forza vitale (l’energia vitale) nel terreno agricolo sono necessari dei preparati biodinamici specifici, naturali, ottenuti con particolari procedure da letame, parti di animali, polvere di quarzo o sostanze vegetali.
Questi preparati seguono un principio simile a quello della medicina omeopatica, vengono diluiti in l’acqua dinamizzata, per amplificarne gli effetti.

Calendario astronomico biodinamico
Nell’agricoltura biodinamica si dà molta importanza alla posizione degli astri, in particolare della Luna.
Per qualsiasi lavoro agricolo, semine, raccolte, trapianti, potature e anche per la preparazione dei “preparati” si segue un calendario specifico.

Il calendario tiene conto degli influssi delle costellazioni in base al loro segno zodiacale e in particolare del passaggio della Luna attraverso attraverso lo zodiaco.
Essendo le piante suddivise in piante da radici, da fusto e foglie, da fiori, e da frutti, e abbinate ai quattro elementi (terra, acqua, aria e fuoco), come i segni zodiacali, avremo giorni propizi per le diverse attività agricole.

Noi non ci siamo molto appassionati a questo tipo di agricoltura, ma ci hanno detto che è piuttosto facile da praticare se già si seguono i principi biologici. E, parlando con dei professori di agronomia, ci hanno detto che le aziende biodinamiche, che loro seguono, hanno rese paragonabili a quelle dell’agricoltura tradizionale. Non escludiamo perciò di provare qualche preparato biodinamico.

Agricoltura sostenibile

Questa è l’ultima “scoperta” in campo agricolo. Ultimamente di moda, avete notato che in molte pubblicità ci viene detto “da agricoltura sostenibile?”

Diciamo che, dopo tanstrip tillageti anni di battaglie ecologiste, ci si è finalmente resi conto a livello intergovernativo che il modello che si è affermato a partire dagli anni ’60 del secolo scorso genera, nel lungo periodo, desertificazione e dilavamento delle sostanze nutritive dal terreno.
Ci si è accorti che l’agricoltura tradizionale sta impoverendo i suoli, inquinando le falde acquifere e non sarà possibile far fronte alla richiesta alimentare della popolazione in crescita, se si continua su questa falsariga.

La FAO sta cercando di sostenere e diffondere questo sistema agricolo in tutto il mondo, qui potete trovare le linee guida.

Si tratta sostanzialmente di un’agricoltura in cui l’impiego di qualsiasi cosa è misurato e mirato. Si cerca di limitare l’uso dei fertilizzanti, dei pesticidi e dell’acqua per irrigare al minimo indispensabile.
Un tipo di agricoltura molto tecnologica (si parla anche di agricoltura 4.0), fatta di sensori nel terreno, analisi satellitari, droni, analisi dei componenti del terreno, rilevatori di acqua a livello delle radici delle piante, ecc.

Tra le tecniche incoraggiate c’è anche la non-aratura, la semina fatta con macchine che tagliano il terreno e depongono il seme e la pacciamatura verde. E si sta diffondendo il concetto, in verità in Europa già piuttosto seguito, di connettività: collegamento tra campi ed ecosistemi che attraversino le città e le zone urbanizzate, in modo che tutto il paesaggio agricolo sia interconnesso da filari, fossi, siepi, e così via.

Attenzione, non è un agricoltura biologica, si possono usare fertilizzanti, diserbanti e pesticidi ma in quantità determinate e cercando di limitarne al massimo l’utilizzo.

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4 commenti

  1. Trovo questa sintesi davvero ben scritta e mi ha fatto piacere inviarla a un amico che sta per prendere decisioni importanti… Grazie! Anche io sono una cittadina trasferita, dopo 10 anni sono più confusa di quando ho iniziato… L’unica certezza è il biologico (sono in certificazione dall’avvio), il più possibile biodinamico. Potreste aggiungere alle letture consigliate il testo base della biodinamica di Steiner, Impulsi scientifico spirituali per il progresso dell’agricoltura, so che per qualcuno può sembrare un delirio ma è pieno di riflessioni sorprendenti… Ancora grazie!

    1. Ciao Valeria, grazie a te che ci leggi e ci apprezzi! Purtroppo non abbiamo letto il libro che ci consigli ma ci ripromettiamo di farlo nei prossimi mesi, appena ci sarà meno da fare tra orto e trasformazioni.
      E perché non ci racconti la tua esperienza cittadina trasferita e delle tue esperienze di agricoltura biodinamica?
      Ci farebbe davvero piacere.

      1. Lo farò senz’altro… Vorrei riuscire a condensare un po’ altrimenti viene fuori un romanzo di formazione 😊

        1. Allora aspettiamo il tuo racconto. Mandacelo via mail e, se ti fa piacere, lo potremmo pubblicare sul sito. Ci piace condivedere esperienze diverse.

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