Può una pianta annusare gli odori e i profumi nell’aria intorno a lei senza avere un naso? Dopo l’udito e la vista, continua la serie di articoli dedicata ai sensi delle piante, in parallelo a quelli sui sensi delle galline.
Il senso dell’olfatto
La capacità di percerpire odori, per noi umani, è garantita da centinaia di recettori olfattivi che abbiamo nel naso. Questi reagiscono in modo specifico alle diverse sostanze chimiche volatili e inviano informazioni al cervello che le elabora.
Le piante pur non avendo recettori olfattivi (per ora è stato identificato solo un recettore per l’etilene), riescono ugualmente a rilevare sostanze chimiche volatili. Possono quindi percepire i loro stessi odori e quelli delle piante vicine. Inoltre, una volta rilevate tali sostanze nell’aria, hanno la capacità di convertire questi segnali in una reazione fisiologica.
Le piante quindi annusano, emettono e percepiscono odori e, benché gli studi siano ancora incompleti, sappiamo come questo sia loro utile a diversi scopi.
Od
ori nel frutteto
Mettere un frutto molto maturo vicino a frutti acerbi accelera la maturazione di quest’ultimi.
Questo lo sapevano anche gli antichi egizi, ma la sostanza volatile responsabile, l’etilene, è stata scoperta e studiata solo intorno al 1930. L’etilene è un ormone vegetale che si trova in tutte le piante ed è responsabile della maturazione dei frutti e della senescenza della pianta.
Un frutto in fase di maturazione rilascia questo gas nell’aria. Questa sostanza gassosa viene percepita dalla pianta stessa, e da quelle vicine, attraverso un recettore apposito posto sulla membrana cellulare vegetale che poi comunica informazioni alla cellula.
Il segnale-odore dell’etilene nell’aria induce lo stesso frutto a completare la maturazione e i frutti vicini a maturare, rilasciando ulteriore etilene.
Nella pratica questo vuol dire che, appena un frutto comincia a maturare, presto tutti i frutti sulla stessa pianta matureranno e a breve l’intero frutteto avrà frutti maturi.
Per la pianta, il vantaggio della maturazione quasi simultanea dei frutti, è un modo per assicurarsi la diffusione e la sopravvivenza. Tanti frutti maturi, infatti, attirano più uccelli e animali che, mangiandoli, disperderanno i semi in più luoghi con maggiore probabilità, per la pianta, di riprodursi.
Lo stesso vantaggio si ha con il profumo rilasciato dai fiori: attirando molti insetti impollinatori, la pianta si garantisce la riproduzione (ma qui l’etilene non c’entra).
Eti
lene
L’etilene, però, è anche responsabile dell’invecchiamento, quindi anche della marcescenza.
Proprio per questo, affinché duri più a lungo, la frutta che troviamo al mercato viene raccolta ancora acerba. Per il momento, perché gli scienziati (e gli agricoltori e i fiorai) sono alla ricerca di metodi per rimuovere l’etilene dai frutti (e dai fiori), per prolungarne la vita commerciale!
Per quei fortunati che hanno qualche albero da frutta, il consiglio è di raccogliere subito i primissimi frutti maturi in modo da non permettere che troppo etilene si sviluppi nell’aria e non ritrovarsi con i frutti dell’intero frutteto maturi contemporaneamente.
Odori che avvertono
Anche se gli studi in questo campo sono ancora agli albori, sembra assodato che le piante comunichino attraverso l’olfatto. Molto interessante è la percezione e l’emissione di sostanze volatili dovute ad un attacco da parte di virus, batteri o insetti.
Una foglia attaccata produce delle sostanze di difese e libera nell’aria sostanze che “avvertono” le altre foglie.
Le sostanze rilasciate sono differenti a seconda del tipo di attacco: per gli insetti si tratta di metil jasmonato, mentre per virus o batteri di metil salicilato. Le altre foglie, della stessa pianta o di quelle vicine, annusano queste sostanze, le assorbono e le trasformano in sostanze da difesa.
Questo segnale di avvertimento è una comunicazione tra foglie della pianta, ma anche un segnale olfattivo che si diffonde nell’aria e quindi una comunicazione con le piante vicine.
Per esempio, in caso di virus, la foglia produce acido salicilico per proteggersi, e rilascia metil salicilato nell’aria. Quando questo arriva ad un’altra foglia verrà assorbito e trasformato dinuovo in acido salicilico, segnalando la reazione difensiva. In questo modo tutta la pianta (e quelle vicine) si protegge dall’imminente aggressione producendo sostanze di difesa che le assicureranno una maggiore resistenza all’attacco.
L’acido salicilico è un ormone difensivo delle piante, ha la funzione di potenziarne il sistema immunitario. D’altro canto, quando prendiamo un’aspirina ne beneficiamo anche noi perché l’acido salicilico è usato per produrla!
Ormai diversi studi indicano che le piante usano segnali olfattivi, percepiscono e reagiscono alle sostanze volatili nell’aria e questo è utile per difendersi e sopravvivere.
Curioso anche il caso della cuscuta pentagona , pianta parassita, che distingue e preferisce l’odore di pomodoro rispetto a qualsiasi altro!