Quando si pensa ai rapporti tra agricoltura ed astronomia si pensa ad esempio alla semina con luna calante, o al trapianto con luna crescente.
Ma ovviamente i rapporti tra agricoltura ed astronomia sono molto più profondi e soprattutto molto più antichi.
Nascita dell’agricoltura
Come sappiamo l’agricoltura nacque circa 10mila anni fa, quando l’uomo imparò a coltivare vari cereali, cioè a piantarli e a raccoglierli in ben determinati periodi dell’anno (nascita dell’agricoltura).
A tal fine era essenziale un calendario preciso, che indicasse le stagioni, i mesi ad anche i giorni.
Il primo calendario
Questo calendario per fortuna esisteva da sempre, e da sempre era sotto -o per meglio dire sopra– gli occhi di tutti: il cielo stellato.
Oggi i bambini che vivono in città non vedono più un cielo stellato sopra di loro, perché l’inquinamento luminoso rende invisibili le stelle.
Eppure in condizioni di buio assoluto, come ad esempio in una notte di luna nuova a 3mila metri di altezza sulle Ande, la luce della stella Sirio è in grado -da sola- di proiettare una debole ombra!
Per migliaia e migliaia di anni l’uomo è stato in grado di vedere – e leggere, interpretare – il calendario celeste. E lo usava per tenere sotto controllo le lavorazioni agricole.
Le scadenze agricole del calendario astronomico dell’antichità
La stella epsilon virginis è anche chiamata Vindemiatrix (vendemmiatrice) perchè nell’antica Grecia quando sorgeva all’alba era il momento di iniziare la Vendemmia.
In effetti simulando il cielo di Atene del 500 a.C. con il software astronomico stellarium, vediamo che Vindemiatrix sorge all’alba l’8 Settembre, cioe’ all’incirca il tempo della vendemmia.
Ancora prima, nell’antico Egitto, i sacerdoti dovevano essere in grado di calcolare con precisione l’arrivo delle piene del Nilo. Da un lato, queste piene portavano fertilità, ma dall’altro portavano -come tutte le alluvioni- devastazione.
Occorreva perciò prevederle per spostare greggi e armenti, cereali, svuotare i depositi posti in basso, spostare persone e proprietà sulle alture, eccetera.
E, migliaia di anni fà (oggi per via del fenomeno della precessione degli equinozi questo non è più vero), circa un mese prima dell’alluvione le tre stelle della cintura di orione sorgevano con il sole. E questo era un primo segnale: preparatevi, che arriva l’alluvione!
Poi, quando si verificava la levata eliaca di Sothis (che noi oggi chiamiamo Sirio, la stella più luminosa del cielo), quando cioè Sirio sorgeva insieme con il sole, allora era arrivato il momento dell’alluvione! Più o meno intorno alla fine di Luglio.
Gli antichi Celti con lo stesso riferimento, la levata eliaca di Sirio, festeggiavano la festa di Lugnasad, una festa dedicata a Lug, il principale dio del loro panthenon, da cui dipendeva la maturazione dei cereali.
Testimonianze letterarie
Uno dei più antichi testi che tratta anche di agricoltura, Le opere e i giorni di Esiodo, utilizza le pleiadi per dei consigli su aratura e mietitura. Scrive infatti Esiodo (383-387):
Quando le Plèiadi, figlie d’Atlante, si levano in cielo,
tempo è di mietere; quando tramontano, è tempo d’arare.
Esse quaranta giorni rimangono ascose, e quaranta
notti; e di nuovo, poi, volgendosi il giro dell’anno,
quando si arrotan le falci, ritornano, e brillano in cielo.
Ancora, più avanti (614-617):
Quando le Plèiadi poi, le Íadi, e il forte Orïone
scendono in mare, ricorda che quella è stagione d’arare.
Bene pei campi cosí sistemato sarà tutto l’anno.
Le Iadi sono un gruppo di stelle nella costellazione del Toro, come d’altronde anche le Pleiadi (che potete osservare nella foto che apre questo post, scattata da me nel mio campo; si lo so, si può fare di meglio)
Nelle Georgiche, Virgilio mette in guardia il contadino dal seminare il grano prima dell’epoca del loro tramonto (fonte).
E sempre nelle Georgiche, nel libro primo, è riportato tutto un calendario siderale e astronomico per il contadino:
330 Quando la notte pareggiando al giorno
La bilancia autunnal divide al mondo
L’ombra e la luce con egual misura,
Allor i buoi d’affaticare è tempo,
Ed il biond’orzo seminar sui campi
335 Fino ai confin de l’intrattabil verno,
Tempo allor è di por sotterra il lino,
E il cereal papavero, e a l’aratro
Non perdonar, finchè il terreno asciutto,
E la sospesa in ciel pioggia il permette.
340 Di Primavera, allor che il Tauro sorge
L’anno ad aprir co le dorate corna,
E in compagnia del sol sirio tramonta,
Si seminan le fave, e il pingue solco
Accoglie in sen la medica trifoglia,
345 E l’annua sua cultura il miglio chiede.
Ma se al frumento e al vigoroso farro
Il suol prepari, e di spigosa messe
Solo ti cale, de le sette aspetta
Figlie d’Atlante il mattutin tramonto,
350 E che dinanzi al sol nascente sfugga
D’Arïanna la lucida corona,
Pria che de l’anno le speranze, e il vano
Seme a la terra non disposta affidi.
Molti che pria del tramontar di Maia
355 Vollero cominciar, con vôte spiche
Poscia deluse l’aspettata messe.
Chè se il vile fagiuol, se l’umil veccia,
E seminar la pelusiaca lente
Tu non isdegni, non oscuro e certo
360 Dal cader di Boote indizio avrai
Del quando il deggia; allor comincia, e l’opra
Prolunga pure a la metà del verno. (link)
Sempre nelle Georgiche, nel libro IV gli astri ci indicano il tempo giusto per raccogliere -due volte l’anno- il miele:
Sogliono l’api a due stagioni ogni anno
Il mele fabbricar, e il puoi tu quindi
Cogliere a due stagioni; e quando pura
365 La vergine Taigete in ciel s’affaccia,
E alzandosi dal mar col piè sosponge
L’onda soggetta; e da l’acquoso Pesce
Quando rifugge, e a l’autunnale occaso
Pallida e mesta a tramontar ritorna. (link)
Astronomia e Agricoltura oggi
Ormai, per via della precessione degli equinozi, queste indicazioni non sono più applicabili; abbiamo i calendari, per fortuna.
Ma in alcune parti del mondo ancora oggi le osservazioni astronomiche scandiscono i ritmi dell’agricoltura.
Ad esempio la tribù amazzonica dei Barasana (noti anche come popolo del giaguaro) osserva con grande attenzione la costellazione che loro chiamano del Bruco-giaguaro (all’incirca il nostro Scorpione). Quando dopo il tramonto del sole non è più visibile è il momento di prepararsi a raccogliere le crisalidi dei bruchi che cadono dagli alberi. Si tratta di una delle pochi fonti di cibo in un periodo altrimenti scarso.
Oggi nel mondo civilizzato non si aspetta l’alba per verificare le levate eliache, esistono i calendari e le previsioni del tempo per sapere quando seminare. Il legame antico tra agricoltura e astronomia si è un po’ perso.
E in agricoltura l’astronomia si usa ormai solo per il metodo di coltivazione biodinamico, anche se i critici parlano di astrologia.
Inoltre a chi vive in città interessa poco della posizione delle stelle, che peraltro spesso neanche riesce a vedere, a causa dell’inquinamento luminoso.
Però di sicuro una cosa in campagna è rimasta -quasi- come migliaia di anni fà.
Il buio profondo della notte, che regala delle stellate meravigliose, in cui la via lattea si staglia chiaramente contro il nero del cielo.
E l’inverno, tornando a casa col buio del tardo pomeriggio, si percepisce chiaramente lo spostamento verso est di tutta la volta stellata, giorno dopo giorno.
Poi, dopo cena, nelle lunghe notti invernali, ben coperti e bardati, osservare il cielo dal proprio campo anche solo con un telescopio amatoriale è un’esperienza indimenticabile!
Per approfondire:
Alfredo Cattabiani – Planetario
Giorgio de Santillana, Hertha von Dechend – Il mulino di Amleto Saggio sul mito e sulla struttura del tempo