Molte catene di supermercati si stanno impegnando a togliere dalla vendita le uova provenienti da allevamenti in gabbia, a favore di quelle deposte da galline allevate a terra. Ma è davvero un passo avanti?
Facciamo una breve panoramica sui vari tipi di allevamento avicolo per capire quale sia la condizione in cui vivono le galline che ci forniscono le uova che mangiamo. Spoiler: purtroppo l’immaginario bucolico di grandi distese verdi in cui razzolano galline libere esiste solo nelle pubblicità!
Codici identificativi di allevamento
La tipologia di allevamento si può leggere sui codici che sono riportati su tutte le confezioni di uova in vendita. Sapere cosa significano è importante, ma capire a quali condizioni di vita delle galline corrispondono è meglio, per la nostra salute e per scegliere con consapevolezza le uova che mangiamo.
Nei codici, il primo numero indica il tipo di allevamento e può essere: 3 che corrisponde all’allevamento in gabbia, 2 che corrisponde all’allevamento a terra, 1 che corrisponde all’allevamento all’aperto e 0 che corrisponde all’allevamento biologico.
Tralasciamo qui le altre indicazioni fornite dai codici (stato, provincia, comune e azienda), e cerchiamo di capire come vivono le galline nei diversi tipi di allevamenti. Solo una panoramica generale perché per ogni tipo di allevamento ci sarebbe molto da dire. Magari in post di approfondimento.
Tipi di allevamento
In gabbia
Il numero 3 indica l’allevamento in gabbia. Benché dal 2003 le normative europee abbiano bandito gli allevamenti in batteria, gli allevamenti in gabbia esistono ancora, solo che ora le gabbie si chiamano gabbie arricchite. Sono cambiati i requisiti, le gabbie sono leggermente più grandi di prima e devono essere fornite di qualche elemento in più.
Una gabbia arricchita prevede 750 cmq per gallina (un’area equivalente a quella di un foglio A4, quelli da stampante per intenderci). Deve avere abbeveratoi, mangiatoie, posatoi, nidi (uno ogni 7 galline) e un minuscolo spazio di lettiera (spesso di materiale plastico ruvido) per razzolare.
Ogni gabbia può contenere 60-80 galline e le gabbie sono contenute in capannoni, distribuite su più piani, massimo 4.
In ogni capannone quindi ci possono essere migliaia e migliaia di galline (anche 150.000 capi!) e ogni azienda avicola può avere diversi di questi capannoni non essendoci limiti al numero di capi.
All’interno la luce è artificiale, la raccolta delle uova automatizzata e le galline quasi sempre debeccate (cioè gli viene tagliata la parte finale del becco, per evitare ferimenti).
Senza entrare nel dettaglio, si intuisce che, in tali spazi innaturali, gli animali non possono esprimere nessuno dei loro bisogni innati. Ma, per quanto possa sembrare strano, nell’allevamento in gabbia la mortalità è solo del 2%, cioè meno che negli allevamenti a terra.
(Il video seguente non è cruento nonostante tratti di allevamento intensivo. Credit: H.O.P.E. the project)
Allevamento a terra
Il numero 2 identifica l’allevamento a terra, e benché non in gabbia, le galline vivono sempre chiuse in capannoni.
I capannoni in questione possono essere di un solo livello ma più spesso multipiano.
Le normative prevedono una densità di 9 galline per mq, il che non lascia un grande spazio di movimento! Il pavimento deve essere coperto, in parte, con lettiera (segatura o paglia) per il razzolamento, devono esserci nidi, abbeveratoi e mangiatoie. Ovviamente luce artificiale anche in questo caso.
Nei capannoni, benchè teoricamente gli animali possano muoversi, le condizioni generali non sono migliori.
Il numero di animali è tale che spesso razzolano su un pavimento ricoperto di deiezioni e ci sono moltissimi episodi di beccaggio (e cannibalismo) nonostante le galline siano spesso debeccate. D’altra parte le galline riescono a distinguere solo circa 80 compagne. Con migliaia di capi il meccanismo naturale di gerarchia di beccata salta e si instaura una lotta continua per stabilire l’ordine gerarchico.
Inoltre, in capannoni multipiano, i casi di fratture ossee sono frequenti dal momento che le galline devono scendere e salire da altezze notevoli e l’identificazione di capi feriti o malati non è facile in tale sovraffollamento di animali.
La mortalità infatti è molto più elevata che nei sistemi a gabbia.
All’aperto
Con il numero 1 si intende l’allevamento all’aperto. Non è che le galline siano allevate su un prato, è lo stesso identico sistema del precedente soltanto con la possibilità di accesso a uno spazio esterno e per un tempo limitato.
Si tratta quindi proprio degli stessi capannoni dell’allevamento a terra provvisti però di aperture temporizzate per l’uscita all’esterno.
Sempre 9 galline per mq all’interno, più 4mq per ogni gallina di spazio all’aperto.
Lo spazio esterno deve essere provvisto di ripari dove le galline possono rifugiarsi in caso di pioggia o attacco di predatori e devono esserci abbeveratoi. Dovrebbe essere uno spazio verde, dovrebbe. Comunque almeno l’aria e il sole ci sono.
Anche in questo caso non ci sono limiti al numero di capi che si possono avere in un capannone se si rispettano i requisiti di cui sopra.
Allevamento biologico
Il numero 0 corrisponde all’allevamento biologico. Le galline vivono sempre dentro i capannoni ma hanno più spazio.
Infatti possono esserci solo fino a 6 galline ogni mq (invece che 9), mentre per l’esterno vale la stessa regola di 4mq a gallina. I capannoni però hanno una limitazione di capi, max 3000, (ma sono sempre troppi considerando l’organizzazione gerarchica!)
Nell’allevamento bio è obbligatorio che le galline passino almeno un terzo della loro vita all’aperto, cosa che è discrezionale nell’allevamento all’aperto. Purtroppo questo si traduce in 3-4 mesi “di aria” in tutta la vita, dal momento che le galline vengono macellate (in tutti i tipi di allevamento) all’incirca ad un anno di età.
Gli elementi richiesti sono quindi simili a quelli per le galline allevate all’aperto, la vera differenza è che il cibo fornito alle galline è biologico, proveniente da agricoltura biologica.
Alcune aziende biologiche, comunque, tengono le galline in gruppi più piccoli, le lasciano uscire molto più tempo e hanno spazi verdi molto più grandi del richiesto.
Oltre il bio
Ma esiste qualcosa che somigli a quell’immaginario bucolico?
Premettendo che qualsiasi tipo di allevamento non è naturale, qualcosa di meglio si può trovare.
In America l’alternativa si chiama allevamento al pascolo.
Al pascolo significa che le galline passano la maggior parte del loro tempo all’aperto, minimo 6 ore al giorno, e hanno comunque a disposizione un rifugio dove dormire la notte e stare al sicuro dai predatori.
Il tipo di pascolo può variare, ci sono allevamenti in cui si effettua la rotazione su terreni sempre diversi, altri invece che hanno aree boschive e di prato, quel che è obbligatorio è che il pascolo deve essere verde! Anche perché la maggior parte dell’alimentazione è fornita da elementi naturali del pascolo (erbe e insetti) con un supplemento di mangime. Ogni gallina deve avere 10mq di pascolo.
In Italia non c’è un codice che identifichi un sistema alternativo di allevamento perché oltre il biologico, considerato il top, non è riconosciuto niente altro.
Realtà alternative
Però, come iniziative individuali o associative, abbiamo sistemi alternativi quali la permacultura e l’agroforestazione.
Simili tra loro, la permacultura è più un sistema olistico e comprende, oltre agricoltura e allevamento, energie alternative e uno stile di vita a basso impatto e di condivisione.
L’agroforestazione ha molto della visione agricola della permacultura, essendo un sistema di coltivazione interconnesso, dove alberi, coltivazioni e pascolo convivono sulla stessa superficie.
Non credo ci sia un disciplinare per l’allevamento avicolo che indichi spazi, densità, quantità o tipo di rifugi. Di sicuro in questi due sistemi è previsto un pascolo. Gli esempi più noti di allevamento, in ambito di agroforestazione, sono quelli delle galline allevate in uliveti e delle oche tenute nelle vigne.
Sia in permacultura che in agroforestazione sono previsti anche chicken tractor, gabbie mobili senza fondo che si spostano sui campi, per tenerli puliti sfruttando il razzolare delle galline. Molto spesso, però, sono gabbie minuscole.
Oltre a queste alternative ci sono le iniziative individuali, piccoli allevatori che sperimentano.
Quindi l’unica cosa che possiamo fare è visitare qualche azienda biologica o qualche piccolo allevamento alternativo, e vedere de visu come allevano. Ricordate che le aziende e i piccoli allevatori non sono una garanzia a priori. Le galline sono tenute spesso in pollai dove non c’è neanche un filo d’erba e spesso il benessere degli animali non è proprio il loro primo pensiero.
Meglio fare come San Tommaso, vedere di persona!
Come facciamo noi?
Le nostre galline dispongono di un pollaio in legno che viene aperto la mattina all’alba e chiuso la sera al tramonto dopo che le galline sono rientrate. E’ un pollaio venduto per 12/15capi, di circa 2mq, e noi ci teniamo 8 galline, quindi sono circa 2.500 cmq per gallina.
Hanno un pascolo di 400 metri quadri (quindi circa 50mq a gallina) dove razzolare e cercare il cibo, erbe e insetti. Non essendo ancora molto vario di vegetazione, integriamo con becchime, frutta, verdure varie e insalate che mettiamo nell’orto proprio per le galline. Si, penso che siamo tra i pochi che piantano nell’orto le insalate per le galline! Diamo anche proteine di scarto dalla cucina come bucce edibili di formaggi, piccoli scarti di carne, ecc. ed usiamo erbe aromatiche ed altri prodotti naturali (più nel dettaglio qui).
Avendo tanto spazio, le nostre galline non si beccano istericamente e non abbiamo mai avuto problemi di ferimenti (a parte quando c’erano tre galli). Razzolare all’aria aperta mantiene in efficienza le ossa e i muscoli, le loro creste sono turgide e rosse e il piumaggio pulito e folto. Tutti segni evidenti di benessere animale, e ne siamo molto orgogliosi :-). Anche se le nostre uova, a conti fatti, costano più di quelle del supermercato.
Fonti:
Legge sull’allevamento delle galline: Decreto Legislativo 29 luglio 2003, n. 267
Chicken Behaviour and Welfare – Università di Edimburgo